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Lettera di risposta al Questore di Latina,ad AN ed ai sindacati autonomi di polizia e della CISL

LA NOSTRA RISPOSTA AL QUESTORE DI LATINA,

AD AN E AD ALCUNI SINDACATI DI POLIZIA AUTONOMI E DELLA CISL

Solo ora, di ritorno da un viaggio in altra provincia, abbiamo avuto modo di leggere le dichiarazioni del Questore di Latina, di un esponente di AN e dei responsabili di alcuni sindacati di polizia autonomi e della CISL relativamente ad alcune nostre considerazioni che riguardano un’attività investigativa della DDA di Napoli che vede coinvolti alcuni esponenti politici campani ed anche un operatore di polizia in servizio a Formia.

Premesso che nella nostra nota abbiamo chiaramente manifestato la nostra speranza che tale operatore di polizia “esca dalle indagini della DDA di Napoli nel modo migliore possibile per l’immagine sua e del Corpo che l’ha arruolato “, il nostro intento è stato quello di focalizzare l’attenzione dei vertici nazionali politici, investigativi e giudiziari sull’”inopportunità “di impegnare su un territorio fortemente infestato dalle mafie, qual’è quello pontino, personale proveniente dalle province campane confinanti, personale che “per possibili legami parentali o amicali con soggetti criminali” di quelle aree, potrebbe, pur non volendolo, subire condizionamenti non solo diretti od indiretti, ma anche familiari.

Da parte nostra non ci sono stati alcun giudizio, né generalizzazioni di sorta, né nei confronti dell’operatore di polizia coinvolto nella indagini della DDA, né di altri soggetti politici, anch’essi coinvolti, né, soprattutto, di altri poliziotti, carabinieri, finanzieri e quant’altri.

Ciò anche in considerazione del fatto che bisogna attendere la fine delle indagini e che, in uno stato di diritto, deve prevalere sempre il principio della presunzioni di innocenza fino al giudizio finale della Magistratura.

Quello nostro è stato solamente un discorso sulla “inopportunità –ripetiamo, ”inopportunità” –di impegnare, a ridosso della Campania, personale che vive ed ha famiglia in quell’area geografica.

Punto.

Sulle strumentalizzazioni tentate maldestramente da un esponente locale di AN e dai responsabili di alcuni sindacati di polizia autonomi e della CISL, non riteniamo di spendere molte parole, tenuto conto del fatto che il loro tentativo appare come una sorta di giustificazioni di ufficio sia della loro inerzia che del loro silenzio di fronte all’offensiva mafiosa che ormai ha ridotto tutto il Basso Lazio ad essere considerato, come ha dichiarato il PM della DDA di Napoli Dr. Ardituro, parte integrante della provincia di Caserta.

Se ci fosse stata, da parte delle istituzioni, del mondo della politica e dei sindacati, una maggiore attenzione al fenomeno mafioso, non ci troveremmo in questa drammatica situazione!

Altro che chiacchiere!

Nessuno di noi intende “infangare gli uomini in divisa “, con i quali noi- e solo noi-ci troviamo spesso a collaborare, segnalando situazioni sospette, fornendo spunti investigativi, stimolando ed anche criticando eventuali inerzie, al solo fine di rendere più efficace l’azione di contrasto della criminalità su questo disgraziato territorio.

Ci duole, quindi, che il Questore di Latina abbia male inteso il senso delle nostre considerazioni.

Dalle parte politica che ha ritenuto di manifestare duri giudizi nei nostri confronti, ci saremmo aspettati una maggiore cautela, tenuto conto del fatto che sono proprio suoi esponenti campani ad essere interessati alle indagini della DDA.

Ognuno, comunque, si comporti come vuole.

Sia, però, chiaro a tutti un dato:

la “specificità “ del nostro impegno di Associazione contro le illegalità e le mafie ci obbliga a leggere i “ fatti “ con le lenti di ingrandimento, dando talvolta anche corpo alle ombre ed ai sospetti, NON con l’occhio del comune osservatore.

Dal Questore di Latina che, stando ai titoli di alcuni organi di stampa, avrebbe manifestato la sua “contrarietà “ dopo le nostre dichiarazioni, ci saremmo francamente aspettate delle risposte ai quesiti che noi da anni stiamo ponendo.

L’occasione ci offre lo spunto per riporli:

1) QUANTE indagini di carattere patrimoniale su soggetti “sospetti” sono state disposte finora?

2) A QUANTO ammontano i capitali “sospetti” finora individuati come capitali di origine illecita?

3) non ritiene egli che sia urgente dare avvio ad un’azione di ristrutturazione e di riposizionamento più razionali e confacenti alle mutate condizioni dettate da una mafia sempre più invasiva e imprenditoriale dei presidi di polizia in provincia di Latina?

4) Ha ancora senso continuare a tenere in vita un Commissariato a Gaeta, quando a 6 chilometri, a Formia, ce n’è un altro, mentre restano completamente scoperti, da parte della Polizia di Stato, comuni e zone infestati da criminali, come Minturno, SS. Cosma e Damiano, Castelforte nel sud e Aprilia, tutti i Monti Lepini, Aprilia, Sabaudia, Pontinia, San Felice Circeo, nel centro e nel nord della provincia?

5) E’ normale che ci siano Ispettori, Comandanti di Stazioni, di Brigate ecc in servizio nelle stesso posto da 20-25 anni?

6) perché non è stato finora dato vita ad un Coordinamento ed una Centrale operativa unica fra le varie forze dell’ordine?

7) è normale che non si applichino ancora, a distanza di decenni, le direttive dell’ ex Ministro degli Interni Napolitano, attuale Capo dello Stato, che prevedevano la ristrutturazione dei Comitati Provinciali per la sicurezza e l’ordine pubblico con l’inserimento di un Magistrato della DNA?

Siamo sempre in attesa di una risposta.

LA SEGRETERIA