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‘Ndrangheta in curva, spunta un’intercettazione di Andrea Agnelli: “Quelli hanno ucciso gente…”

La Repubblica, Mercoledì 22 marzo 2017

‘Ndrangheta in curva, spunta un’intercettazione di Andrea Agnelli: “Quelli hanno ucciso gente…”

Colpo di scena, riportato dall’Huffington Post, nelle indagini sui rapporti tra la Juve e capi ultrà legati ai clan: l’ipotesi degli investigatori è che il presidente sapesse dello spessore criminale di alcuni personaggi. La Commissione antimafia precisa: “Il problema riguarda anche altre società, le sentiremo”


di redazione

Andrea Agnelli, presidente della Juve, incontrava i capi ultrà. E sembrava essere bene a conoscenza dello spessore criminale di alcuni di essi. Lo rivela un’intercettazione ancora secretata, e che gli stessi avvocati della società bianconerfa chiedono di de-secretare, diffusa dall’Huffington Post. In essa Agnelli parla di Loris Grancini, leader milanese dei Viking su cui pende una richiesta di sorveglianza speciale del Tribunale di Torino: “Il problema è che questo – dice Agnelli riferendosi a Grancini – ha ucciso gente”. Il presidente bianconero è al telefono con Alessandro D’Angelo, amico e collaboratore che si occupa della sicurezza allo stadio. Il quale replica correggendolo: “…ha mandato a uccidere”. Una conversazione risalente al marzo del 2014 che, secondo il procuratore della Federcalcio Giuseppe Pecoraro, smonterebbe la linea secondo la quale la società Juve non era a conoscenza del profilo criminoso di alcuni esponenti ultrà.

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        in curva, spunta un'intercettazione di Andrea Agnelli:
        "Quelli hanno ucciso gente..."


Questa è una delle intercettazioni che la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, ha letto ieri al legale della Juve, Luigi Chiappero, nell’ambito dell’audizione a Palazzo San Macuto sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella curva bianconera che ha portato, nel luglio scorso, all’arresto di Rocco Dominello, figlio di un boss della ‘ndrangheta che oggi è a processo a Torino per associazione mafiosa: i suoi avvocati hanno confermato gli incontri con Andrea Agnelli, sottolineando però che “erano leciti”. Al centro di tutta l’inchiesta dell’Antimafia, e di quella aperta dalla giustizia sportiva, ci sono proprio i rapporti diretti che Agnelli avrebbe intrattenuto con Dominello, e che invece il presidente bianconero smentisce. Ma quell’intercettazione non sarebbe l’unica. Durante l’audizione, quando l’avvocato sostiene «Agnelli non sapeva nemmeno che tra i capi ultrà ci fossero ‘ndranghetisti», la presidente Bindi lo mette all’angolo: «Forse le manca qualche carta, ma da alcune intercettazioni sembra emergere il contrario». Si tratterebbe sempre di una conversazione tra Agnelli e D’Angelo: a spiegarlo è il senatore democratico Stefano Esposito che però ne mette in dubbio l’esistenza: «In un colloquio secretato ci è stato citato lo stralcio di un’intercettazione in cui Andrea Agnelli dice “hanno arrestato due fratelli di Rocco. Lui è incensurato, parliamo con lui”».

I rapporti diretti tra il presidente della Juventus Andrea Agnelli e Rocco Dominello, figlio di un boss della ndrangheta, sono documentati da due intercettazioni e da una testimonianza dello stesso Dominello resa nel corso dell’interrogatorio in carcere. I documenti che contraddicono quanto affermato dall’avvocato della Juventus Luigi Chiappero nell’audizione in commissione Antimafia sono contenuti nel deferimento del procuratore della Figc Giuseppe Pecoraro, avvenuto in settimana e citato non a caso oggi dalla presidente della commissione Rosy Bindi per contestare a Chiappero quanto affermato in entrambi le audizioni rese a San Macuto.

Elementi che hanno spinto l’ex-prefetto di Roma ad aprire un procedimento sul fronte della giustizia sportiva, che viaggia su binari autonomi da quella ordinaria, visto che nell’ambito dell’inchiesta penale “Alto Piemonte” la Procura di Torino ha considerato gli esponenti della società semplicemente testimoni, ma che il legale bianconero ha dichiarato di non conoscere. Nella prima parte dell’audizione, avvenuta mercoledì scorso, Chiappero aveva escluso categoricamente ogni contatto diretto tra Dominello e Andrea Agnelli, aggiungendo che in ogni caso nessun dipendente della società era a conoscenza dei rapporti di Dominello con la ndrangheta.

Pecoraro ha anche fornito alla Commissione antimafia un’intercettazione in cui si parla chiaramente di un incontro tra Agnelli, Dominello e altri ultrà presso la Lamse SpS, holding controllata dallo stesso Agnelli. La conversazione risale all’agosto del 2016, e Agnelli racconta: “So che erano lì…io ogni volta che li vedevo, quando li vedevo a gruppi facevo scrivere sempre le cose sui fogli, perché nella mia testa era per dargli importanza che scrivevo quello che dicevano”. Più avanti Agnelli si riferisce alla rivendita di biglietti forniti dalla società: “Loro comprano quello che devono comprare, a noi ci pagan subito e poi gestiscono loro!”. Dominello, come risulterebbe da un’altra intercettazione tra Agnelli e D’Angelo, aveva avviato una costante e cordiale corrispondenza via sms con l’allora allenatore della squadra Antonio Conte, che addirittura, a detta di Dominello, “si apre” con lui. Al termine dell’audizione di oggi, Chiappero ha chiesto la desecretazione degli atti citati, e ha ribadito la disponibilità di Agnelli ad essere ascoltato, il che avverrà verosimilmente ad aprile. Non sarà l’unico, assicurano comunque a Palazzo San Macuto: “”Il problema riguarda anche altre società e saranno chiamati qui altri presidenti, con lo scopo di individuare insieme come uscire da una realtà innegabile”.

Una realtà di cui parla anche il senatore Esposito: “Evidentemente, pur nel rispetto delle valutazioni del magistrato, risulta evidente come sia necessario riflettere sulle oggettive difficoltà attraverso le quali si muovono le società calcistiche italiane, soprattutto se figure dal profilo criminale come quelle di Grancini possono continuare liberamente ad accedere agli stadi. Spiace rilevare come si continui, da parte di molti, ad avvalorare un’idea di contiguità tra i vertici della Juventus e la ‘ndrangheta, senza minimamente tener conto che nessun tesserato e dipendente della Juventus è chiamato in causa nel processo penale e interpretando in modo strumentale, e a questo punto senza neanche le necessarie verifiche sulle dichiarazioni rese in Commissione Antimafia e su alcuni stralci di intercettazioni”.