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La Stampa, Domenica 19 marzo 2017: “Il Cociv é una società corrotta”

 

 

LA STAMPA.Domenica 19 marzo  2017

 

“Il Cociv è una società corrotta”, l’accusa del pm di Genova dopo le rivelazioni di un pentito
L’inchiesta scattata con le dichiarazioni di Giampiero De Michelis, ex dirigente Cociv che ha parlato con la Procura di Roma: “C’è chi intasca milioni rubandosi gli inerti e rivendendoli in nero”

di matteo indice 

Il consorzio che deve realizzare il Terzo valico ferroviario Genova-Milano, dice la Procura, è una società corrotta, che ha beneficiato del comportamento fuorilegge dei suoi (ex) manager, a loro volta accusati di corruzione o turbativa d’asta. 

L’addebito è messo nero su bianco dai sostituti procuratori Paola Calleri e Francesco Cardona Albini, che hanno deciso d’iscrivere sul registro degli indagati non solo i singoli dirigenti nel mirino per aver preso mazzette e pilotato appalti; ma il consorzio in quanto tale (formato al 64% da Impregilo, 31% Società condotte d’acqua e 5% Civ) in base a una specifica legge sulla responsabilità amministrativa. 

LE POSSIBILI CONSEGUENZE  

Che cosa rappresenta, concretamente, l’ultima iniziativa dei pm? In primis certifica che secondo i magistrati il gruppo non è parte lesa, anzi. E, se la sua posizione dovesse peggiorare, potrebbero esserci ripercussioni per le aziende che lo compongono nell’accesso alle gare pubbliche. 

La svolta degli inquirenti arriva dopo che è stato riesaminato il comportamento di alcuni manager Cociv: da quello di Pietro Paolo Marcheselli passando per Ettore Pagani e Michele Longo, sotto indagine a vario titolo per turbativa d’asta o corruzione: secondo i pm hanno truccato una parte delle assegnazioni per realizzare il nuovo nodo che dovrebbe mettere in collegamento il porto con il Nord Italia.  

Va ricordato che oggi Cociv è stata affidata a un amministratore straordinario dopo l’intervento dell’Autorità nazionale anticorruzione. Ma non c’è dubbio che l’accelerazione della Procura ri-accende i riflettori sull’anomalia dei general contractor, ovvero ciò che è Cociv: un mix d’imprese in tutto e per tutto private, che gestisce oltre sette miliardi di euro pubblici stanziati per la costruzione di un’infrastruttura strategica, suddividendoli in giganteschi subappalti e controllandosi di fatto da sola perlomeno finché non è stata commissariata (sono indagate anche le società “Giugliano costruzioni metalliche” ed “Europea 92”, beneficiarie di alcune maxi-commesse).  

Cociv viene accusata d’aver fruito dei comportamenti fuorilegge dei suoi dirigenti negli stessi giorni in cui i pubblici ministeri genovesi approfondiscono un altro filone: le terre, milioni di metri cubi, estratte dalla galleria di Cravasco in alta Valpolcevera, sono in parte sparite e con ogni probabilità qualcuno le ha riciclate sottobanco anziché smaltirle secondo le prescrizioni. E tutto ciò in barba ai soldi pubblici che lo Stato ha speso per farle eliminare a regola d’arte, al punto che i magistrati sono pronti a contestare il reato di truffa.  

LE RIVELAZIONI DEL «PENTITO»  

A far scattare gli accertamenti su questo fronte sono state le rivelazioni di Giampiero De Michelis, ex dirigente Cociv. Ha avviato una collaborazione con le toghe della Procura di Roma perché nella capitale è in corso una delle tranche dell’inchiesta sulle grandi opere, mentre l’altra è stata aperta a Genova, essendo il Terzo valico stesso in costruzione al momento fra Liguria e Piemonte.  

E però, si scopre oggi, proprio De Michelis ha fornito uno spunto inquietante, girato per competenza nel capoluogo ligure: «Dai cantieri – ha premesso il “pentito”, alzando il sipario sulle dinamiche d’un sistema che si protrae da tempo – escono i camion con tonnellate di materiale, ma nelle cave ufficiali spesso non arriva niente: e c’è chi intasca milioni rubandosi gli inerti e rivendendoli in nero».