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INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SULLA PENETRAZIONE DELLE MAFIE NEL SUD PONTINO.QUESTA INTERROGAZIONE PONE PROBLEMI SERI E DELICATI,OLTRECHE’ IMPORTANTISSIMI ,COME LA PARCELLIZZAZIONE DELLE INDAGINI E LA NECESSITA’ DI UN RACCORDO FRA PROCURE CIRCONDARIALI E DDA.

QUELLO CHE HA ,POI, ATTIRATO DI PIU’ LA NOSTRA ATTENZIONE  E’ IL RIFERIMENTO
A  SOGGETTI IL CUI RUOLO,SE LE NOTIZIE FOSSERO FONDATE,POTREBBE
CONDIZIONARE LA VITA  DELL’INTERA PROVINCIA DI LATINA,POLITICA,SOCIALE ED
ANCHE ECONOMICA .
GLI INTERROGANTI INFATTI SCRIVONO
“nella zona sorgerebbero, tra l’altro, lussuosi agriturismi,assiduamente
frequentati sia da politici  locali e nazionali sia da ex generali e
magistrati” ED AGGIUNGONO “Tali frequentazioni  ingenerano forti
perplessità,in particolare stante  la presenza di soggetti di cui si
ipotizza l’appartenenza  ai clan camorristi,nello specifico al clan
Gaglione-Moccia”.Non abbiamo ben compreso  se i senatori interroganti si
riferiscano alla  contemporanea frequentazione dello stesso luogo da parte
di “politici locali e nazionali,ex generali  e magistrati” e “soggetti di
cui  sui ipotizza  l’appartenenza  ai clan camorristi,nello  specifico al
clan Gaglione-Moccia “-Questo é un punto sul quale  bisogna fare assoluta
chiarezza perché ,se dovesse risultare  fondata questa notizia,la si
dovrebbe leggere,proprio per evitare quella “parcellizzazione” delle
indagini di cui  più sopra,in un quadro più generale e che comprenda:
a) le dichiarazioni del Procuratore Prestipino riportate da Il Fatto
nell’articolo “Mafia Capitale e la palude
pontina………………………;
b) i presunti impedimenti  che sarebbero stati frapposti ad  un ex
funzionario della Questura di Latina a continuare  a svolgere indagini
delicate;
c) tutto quanto sta venendo fuori dall’inchiesta “Olimpia” di Latina  dove
sono  apparsi,se pur marginalmente ,soggetti  provenienti dai Servizi.
Mettendo tutto insieme e guardando il tutto con  un’ottica unitaria  e
niente affatto “parcellizzata”,potrebbe venire fuori -sempre che il tutto
risultasse  fondato-un quadro inquietante  che vedrebbe come attori
“politici locali e nazionali,ex generali e magistrati” e “soggetti di cui si
ipotizza l’appartenenza  ai clan camorristi”.Quel” gruppo”,”sodalizio”   o
come altro lo hanno  chiamato  che ha costituito  la materia di una domanda
specifica fatta  al Questore di Latina nella sua audizione  alla Commissione
Parlamentare antimafia,domanda alla quale il Questore ha risposto
negativamente.
Noi,invece,riteniamo che proprio su  tutto quanto sopra  DNA E
DDA,servendosi dei Corpi speciali centrali,dovrebbero disporre  accurate
indagini in quanto non é la prima volta che si sente parlare di soggetti
estranei che  opererebbero  in provincia di Latina.Ne hanno parlato
,infatti,giornali campani che  fecero  riferimento ad incontri che sarebbero
stati fatti in “una villa di Gaeta “,ne ha parlato  qualcuno  durante le
vicende del “caso Fondi” che  accennò a “servizi deviati” e così via.

Intanto leggiamoci insieme l’interrogazione  presentata a luglio scorso  dai
senatori pentastellati,uno dei quali,Giarrusso,componente della Commissione
Parlamentare Antimafia:

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SULLA PENETRAZIONE DELLE MAFIE NEL SUD PONTINO.
SITUAZIONI CRITICHE A MINTURNO, CASTELFORTE, ITRI.ECC.

PESANTI INTERROGATIVI

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06102
Atto n. 4-06102
Pubblicato il 13 luglio 2016, nella seduta n. 659

GIARRUSSO, BUCCARELLA , MORONESE , CAPPELLETTI , PAGLINI , PUGLIA ,
LEZZI , CASTALDI.

– Ai Ministri dell’interno e per gli affari regionali e le autonomie. –

Premesso che:

il propagarsi del fenomeno criminale nel basso Lazio, dovuto alla
penetrazione di organizzazioni criminali quali camorra, ‘ndrangheta ed
anche mafia di provenienza siciliana, è ormai fatto accertato;
la Commissione d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre
associazioni criminali, anche straniere si sta occupando dell’allarmante
situazione criminalità, che avviluppa le province di Latina e Frosinone;
ultimamente, le situazioni più critiche sono rappresentate da numerosi
attentati e omicidi che si sono registrati nelle zone di Aprilia e a
ridosso del confine sud della provincia di Latina, in città come
Castelforte, Minturno, Santi Cosma e Damiano, dove non passa giorno che
non avvengano intimidazioni mafiose contro attività commerciali e
turistiche;
la Procura distrettuale antimafia di Roma, nella relazione del 2009,
sottolineava la parcellizzazione delle indagini afferenti ai fatti
criminosi, che interessavano tutte le province del basso Lazio,
impedendo in tal modo, di fatto, l’acquisizione di elementi che
indicassero, incontrovertibilmente, la presenza della criminalità
organizzata sul territorio, favorendone, contestualmente, il progressivo
radicamento; ed invero, come si legge nel documento, la Procura
distrettuale sottolinea come “appare utile realizzare un efficace
coordinamento con le Procure circondariali, soprattutto Latina e Frosinone;
gravi episodi – gambizzazioni, incendi, attentati – si realizzano
infatti quasi quotidianamente in quei territori, ma vengono rubricati, e
trattati, come fatti di criminalità comune”;
in un articolo pubblicato da “il Fatto Quotidiano” del 13 dicembre 2014,
sotto il titolo “Mafia Capitale e la palude di Latina: tra omertà e
minacce, indagare non si può”, veniva riportata l’audizione del
magistrato Michele Prestipino, presso la Commissione di inchiesta sul
fenomeno delle mafie, nella quale egli evidenzia le difficoltà
riscontrate nel prosieguo di indagini rispetto al fenomeno mafioso
locale, anche in virtù della presenza di taluni oscuri personaggi che
sarebbero stati in possesso di intercettazioni secretate, millantando,
forse, una presunta appartenenza ad organismi dei servizi segreti;

considerato che:

a parere degli interroganti, altro inquietante fenomeno che andrebbe
urgentemente monitorato e in cui si potrebbero intravedere forme di
riciclaggio, è quanto starebbe accadendo nei territori sulla direttrice
Itri-Sperlonga, dove si hanno notizie, da parte di associazioni
impegnate sul territorio, della svendita di beni immobili a causa della
crisi economica a personaggi di origine campana;
in particolare, nel territorio del comune di Itri, vi sarebbe stata
un’incetta di terreni e manufatti edili da rifinire, all’incirca 50
unità, da parte di un solo soggetto di origine campana;
inoltre, nei territori del comune di Sperlonga, ad alcuni proprietari
sarebbe stato consigliato da personaggi “istituzionali” di vendere
appezzamenti di terreni, in quanto il Comune non avrebbe, in quei
luoghi, provveduto a contrastare l’erosione marina con opere pubbliche;
le ultime elezioni amministrative a Sperlonga hanno condotto alla
proclamazione a sindaco Armando Cusani, già sospeso dalla carica di
presidente della Provincia di Latina per effetto della “legge Severino”,
a seguito di una condanna in primo grado per abuso in atti d’ufficio;
risulta agli interroganti che durante la relativa campagna elettorale,
si sarebbero registrati episodi di intimidazione verso alcuni personaggi
politici e candidati locali, tra cui spiccherebbe il nome di Benito Di
Fazio, consigliere comunale uscente. In particolare, durante la giornata
del voto a Sperlonga, si sarebbero verificati episodi inquietanti, che,
se accertati, potrebbero aver determinato anche l’inquinamento del voto.
Infatti, secondo voci che circolano tra i cittadini, si sarebbe
registrato un continuo via vai di un pulmino di proprietà di un’attività
economica del luogo, che avrebbe effettuato viaggi tra Sperlonga e
l’hinterland di Caserta e di Napoli, al fine di portare al voto, presso
i seggi elettorali del Comune di Sperlonga, persone abitanti in
Campania, ma che avrebbero acquisito la residenza a Sperlonga, in quanto
proprietari di ville ubicate nel piano integrato di Sperlonga, oggetto
di attenzione da parte della magistratura;
l’estensione di tale sistema criminale starebbe drammaticamente
interessando l’intera regione del basso Lazio, comprendendo anche la
zona turistica a nord di Sperlonga, nota come “Salto di Fondi”, tanto è
vero che, nel corso degli anni, si sarebbe assistito sempre più
frequentemente, come riportato da numerosi articoli di stampa,
avvalorati dalle ripetute dichiarazioni pubbliche di amministratori e
politici locali, all’acquisto di ingenti appezzamenti di terreno da
parte di cittadini campani, non di rado aggravati da precedenti penali,
anche di natura mafiosa; nella zona sorgerebbero, tra l’altro, lussuosi
agriturismi, assiduamente frequentati sia da politici locali e nazionali
sia da ex generali e magistrati;

considerato inoltre che, a parere degli interroganti:

tali frequentazioni ingenerano forti perplessità, in particolare stante
la presenza di soggetti di cui si ipotizza l’appartenenza ai clan
camorristi, nello specifico al clan Gaglione-Moccia;
a fronte dell’espandersi di fenomeni criminali in tutto il basso Lazio,
non si riscontra una risposta risoluta da parte delle istituzioni
locali; inoltre, le forze dell’ordine, dislocate sul territorio,
riescono a malapena a far fronte all’ordinario e non sono attrezzate per
svolgere indagini patrimoniali;
occorrerebbe, quindi, sul territorio, la presenza stabile di una sezione
della Direzione investigativa antimafia, con personale altamente
qualificato e dedito al contrasto della criminalità organizzata, con
serrate indagini patrimoniali, per contrastare ogni forma di riciclaggio,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
se non intendano intraprendere, nell’ambito e nei limiti delle
rispettive competenze, idonee iniziative, affinché siano condotte
indagini approfondite per verificare la veridicità delle vicende;
quali iniziative, nei limiti delle proprie attribuzioni, intendano
assumere per affrontare il “sistema Sperlonga”, alla luce delle plurime
ipotesi di reato, quali abusi edilizi, lottizzazioni abusive, illeciti
della pubblica amministrazione, che continuano ad essere perseguiti
quali reati comuni ed analizzati singolarmente, invece di essere
inquadrati in un più ampio sistema criminale, ormai organico sul territorio;
se non intendano avviare le opportune azioni istruttorie e ispettive di
competenza in merito al presunto voto di scambio registratosi durante le
recenti elezioni amministrative;
se non ritengano di disporre l’invio di commissari ministeriali, al fine
di verificare l’ipotizzata esistenza, sul territorio delle province di
Latina e Frosinone, di lobby affaristico-istituzionali o
politico-malavitose, atte a condizionare l’attività istituzionale;
se, nei limiti delle proprie competenze, non ritengano necessario
attivare procedure ispettive o di verifica, con particolare riguardo
alle presunte e indebite derubricazioni o parcellizzazioni di reati di
competenza della Direzione distrettuale antimafia verificatesi presso
gli uffici giudiziari pontini.