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L’ALTRA SERA ,PARLANDO CON UNA MAMMA DI UN RAGAZZO MALATO DI TUMORE DI PIANURA,SIAMO VENUTI A CONOSCENZA DI UNA SITUAZIONE ESISTENTE IN QUELL’AREA MOLTO PIU’ DRAMMATICA DI QUELLA CHE SAPEVANO.QUESTI DELINQUENTI HANNO AVVELENATO UN’INTERA REGIONE ,LA CAMPANIA, E NON SOLO.NAVI AFFONDATE NEI MARI DAVANTI ALLE NOSTRE COSTE,SCORIE NASCOSTE DOVUNQUE E POI COPERTE NEI CANALONI E NELLE CAVE,VELENI SPARSI OVUNQUE FINO AD INFETTARE LE FALDE ACQUIFERE.NON POSSIAMO LASCIARE SENZA FAR NIENTE MILIONI DI PERSONE AD UN DESTINO ATROCE.STIAMO PREPARANDO UN DOSSIER CHE PORTEREMO POI ALLA MAGISTRATURA ED IN PARLAMENTO.DOPO QUESTI PRIMI PASSI STUDIEREMO ALTRE INIZIATIVE.NON STAREMO FERMI PERCHE’ LE NOSTRE COSCIENZE NON CE LO CONSENTONO E VEDERE CONTINUAMENTE PADRI E MADRI PIANGERE PER I LORO FIGLI CI STRAZIA IL CUORE.VIGLIACCHI GLI AUTORI DI QUESTI ATTI GRAVISSIMI E PIU’ ANCORA CHI LO HA LORO PERMESSO.STRAMALEDETTI,VI DAREMO LA CACCIA,COSTI QUELLO CHE COSTI PERCHE’ NON ABBIAMO PAURA !

 

 

 

 

 

OPERAZIONE «CHERNOBYL»: 38 PERSONE ARRESTATE E 4 DEPURATORI SEQUESTRATI
di Matteo Giuliani
Il depuratore di Licola-Cuma

INTERNAPOLI. In due anni avevano ricavato circa 7,5 milioni di euro, grazie allo smaltimento illecito di oltre 980mila tonnellate di rifiuti. Attività portata alla luce a conclusione delle indagini avviate due anni fa dai carabinieri e sfociate nell’operazione «Chernobyl» che ha consentito di portare alla luce un’organizzazione che smaltiva illecitamente i fanghi da depurazione provenienti da quattro depuratori della Campania. 38 i decreti di fermo emessi dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere che hanno coinvolto persone delle province di Napoli, Avellino, Caserta, Benevento e Foggia; 4 decreti di sequestro con prescrizione e facoltà d’uso dei depuratori dell’area nord della Campania; 5 decreti di sequestro di tutte le aziende coinvolte e dei terreni contaminati; esecuzione di 37 sequestri di autoarticolati al fine di toglierli materialmente dalla disponibilità delle aziende incriminate. L’operazione è stata portata a termine, dai militari del Gruppo tutela ambiente di Napoli e dei comandi provinciali della Campania e di Foggia. Le accuse a carico degli indagati sono di associazione a delinquere, traffico illecito di rifiuti speciali, disastro ambientale, truffa aggravata e frode nelle forniture. È stato inoltre disposto il sequestro, con facoltà d’uso, degli impianti oggetto dell’attività illecita: Licola-Cuma, Marcianise, Orta di Atella e Mercato San Severino. Una strategia che aveva garantito ai soggetti coinvolti ingenti guadagni: nel periodo 2006-2007 i profitti illegali ammontano a circa 7,5 milioni di euro.
Le aziende coinvolte si preoccupavano di attestare falsamente di aver ricevuto i rifiuti costituiti da fanghi generati dalla depurazione delle acque reflue, prodotte dagli stessi depuratori, come nel caso dell’impianto di Licola-Cuma, per consentire a quest’ultimi di dimostrare di aver raggiunto un determinato quantitativo di fanghi, prodotti e avviati al recupero, onde evitare di incorrere nelle penali da parte della Regione Campania.
I fanghi per la maggior parte erano abbandonati in terreni agricoli e corsi d’acqua, oppure interrati in siti non idonei. Tra le conseguenze dell’attività, dunque, anche l’inquinamento di falde acquifere dalle quali le colture agricole “sistematicamente messe in opera su tali aree”, attingevano sostanze per la crescita. In molti casi l’organizzazione è arrivata a coinvolgere direttamente titolari di fondi agricoli corrispondendo loro somme di denaro. In altri casi invece è stato perpetrato un vero inganno attraverso l’uso strumentale di un parere del settore ecologia della Provincia di Salerno, che attestava in buona fede che “il compost può essere liberamente utilizzato in agricoltura”. Ma quello in questione era invece un compost avvelenato. Rifiuti pericolosi sono stati sversati anche nel fiume Sabato, affluente del Volturno.