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Graziano 4 ore dai magistrati:«Questa la mia verità»

Il Mattino, Mercoledì 25 Maggio 2016

Graziano 4 ore dai magistrati:«Questa la mia verità»

di Viviana Lanza

Quattro ore in Procura a Napoli per spiegare ai magistrati che indagano anche sul suo conto, per un’ipotesi di concorso esterno in associazione camorristica, il perché di alcuni contatti, la sua storia politica e i rapporti con Alessandro Zagaria, imprenditore nel settore della ristorazione solo omonimo del boss dei casalesi ma sospettato di legami con ambienti criminali.

Stefano Graziano, ex presidente del Pd in Campania e consigliere regionale che si è autosospeso dal partito in attesa di chiarire la sua posizione giudiziaria, presentatosi spontaneamente in Procura («ritengo di aver chiarito la mia posizione rispondendo a tutte le domande», è stato a lungo a confronto con i pm della Direzione distrettuale antimafia che coordinano l’inchiesta su appalti e presunte tangenti che il 26 aprile scorso culminò in nove arresti per corruzione aggravata.

Graziano, assistito dall’avvocato Michele Cerabona, ha risposto alle domande degli inquirenti fornendo chiarimenti. È ipotizzabile, vista l’ipotesi che gli è contestata, che gran parte dell’interrogatorio abbia riguardato i rapporti con l’imprenditore Zagaria e quel finanziamento sbloccato per i lavori a Palazzo Teti Maffuccini (nella foto) di Santa Maria Capua Vetere. L’appalto valeva due milioni di euro e l’opera, secondo l’accusa, rischiava di perdere i finanziamenti perché i lavori avrebbero dovuto cominciare in una data troppo ravvicinata. Per evitare di perdere quei soldi l’ex sindaco Biagio Di Muro (tra gli indagati per corruzione) si sarebbe attivato per spostare il finanziamento a un diverso capitolo di bilancio per guadagnare tempo. La figura di Graziano spunterebbe perché a lui si fa riferimento nella conversazione intercettata il 15 novembre 2014 tra Di Muro e l’imprenditore Zagaria (anch’egli tra gli indagati raggiunti ad aprile dalla misura cautelare) quando il discorso cade sulla politica e su «un santo in paradiso».

Stando ai pm dell’Antimafia in seguito a indagini di carabinieri e guardia di finanza, Zagaria si sarebbe impegnato a sostenere Graziano alle ultime elezioni in Regione contando sul politico come «punto di riferimento politico e amministrativo» e Graziano, sempre secondo l’accusa, si sarebbe attivato – ma la circostanza non è ritenuta illecita dagli inquirenti – per favorire il finanziamento dei lavori di consolidamento di Palazzo Teti. Un fatto non considerato illecito si inserisce in un contesto di ombre e rapporti in odore di camorra sullo sfondo di una presunta corruttela per un appalto da due milioni di euro: è questa la storia al centro dell’inchiesta coordinata dai pm D’Alessio, Giordano, Landolfi e Sanseverino del pool anticamorra guidato dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Si sono ipotizzati lavori rallentati ad hoc, mani su soldi pubblici e appalti pilotati, fatture fittizie e spese virtuali per camuffare altri movimenti. Ipotesi al centro di accuse che l’inchiesta approfondirà. Lo scorso luglio le prime perquisizioni e ad aprile gli arresti per corruzione. Per Graziano solo un’ipotesi di concorso esterno e nessuna misura cautelare. È stato solo destinatario di una perquisizione nel suo ufficio in Regione e nelle sue case di Roma e Teverola

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