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La risposta della Caponnetto alla delegata alla sicurezza del Comune di Formia.

Dispiace che l’avvocato Patrizia Menanno, inizialmente iscrittasi all’Ass.Caponnetto, ne prenda oggi apertamente le distanze lanciando critiche velenose rispetto alla scelta della stessa associazione di uscire dall’osservatorio.  Abbiamo spiegato in un comunicato le ragioni di questa scelta, una decisione sofferta e frutto di ampi confronti durante l’ultima assemblea generale.

E’ vero che, contrariamente a quanto previsto, fin dall’inizio l’Osservatorio si era insediato senza la presenza di magistrati e forze dell’ordine, come previsto invece nel programma. Tale scelta aveva però il significato di una prova: possono funzionare davvero simili strumenti con le sole forze e i limitati poteri dei volontari?  Temevamo di no fin dall’inizio e i fatti ci hanno dato ragione.

Non è nel metodo della Caponnetto esercitare la propria azione antimafia attraverso operazioni di carattere mediatico, che poco o nulla incidono sul cancro malavitoso che sta devastando anche il Sud Pontino.  Non sarebbe rispettoso per le tante vittime di questa sanguinosa avanzata. Come l’avvocato Menanno ben sa, la nostra è una attività di indagine sul territorio in collaborazione con i cittadini, con la realizzazione finale di materiali informativi documentati da consegnare di volta in volta agli organismi competenti.

Ciò richiede sacrificio, comporta pericoli anche a livello personale ma,  proprio per questo, molto spesso produce risultati concreti. Senza la costante collaborazione con le forze dell’ordine  ciò non sarebbe possibile, così come non è possibile, per una associazione fatta come la nostra,  sedere in organi autorappresentativi che non hanno altra possibilità se non quella di valutare – e validare – atti già accuratamente preparati a monte per essere formalmente ineccepibili.

Questo è il limite. Oltre il quale la Caponnetto deve fermarsi.