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Ma é possibile che ogni Testimone di Giustizia serio debba subire questo calvario ed aspettare anni per avere quanto la legge prescrive? ?????????????????????…………… Senza,poi,parlare del trattamento riservato a lui e famiglia da Servizio Centrale Protezione,NOP,territoriale e quanti altri !……………………………………… E’ una vergogna! Salvatore Barbagallo ha fatto le prime denunce contro i Mancuso ben 8 anni fa ed ancora debbono cominciare i processi. Intanto da imprenditore che era egli sta subendo la fame insieme alla famiglia e deve andare per mangiare alla Caritas. Ecco come questo Stato “combatte” le mafie.

ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09674

Dati di presentazione dell’atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 453 del 02/07/2015
Firmatari
Primo firmatario: PARENTELA PAOLO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 02/07/2015
Elenco dei co-firmatari dell’atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 02/07/2015
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE 02/07/2015
D’UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 02/07/2015
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 02/07/2015
Stato iter:

IN CORSO

Atto CameraInterrogazione a risposta scritta 4-09674

presentato da

PARENTELA Paolo

testo di

Giovedì 2 luglio 2015, seduta n. 453

  PARENTELA, NESCI, MASSIMILIANO BERNINI e D’UVA. — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
Salvatore Barbagallo è un imprenditore di 65 anni che il 3 marzo del 2007 entrò nella questura di Vibo Valentia e fece i nomi di una decina di esponenti dei Mancuso per una serie di reati ai suoi danni. Dalla lettura di un articolo del Corriere della sera datato 24 giugno 2015, l’interrogante ha appreso che i Mancuso, una tra le ‘ndrine più pericolose d’Italia, lo avrebbero obbligato per anni a scavare pozzi gratis sulle loro terre, impadronendosi poi delle sue trivelle, per spingersi infine – approfittando della bancarotta a cui lo avevano ridotto – a sottrargli la casa in un’asta giudiziaria truccata;
a otto mesi dalla denuncia di Barbagallo i testimoni da lui indicati non sono ancora stati sentiti, i processi sono fermi, il reato di estorsione che innesca la domanda di indennizzo riservato agli imprenditori che denunciano il racket non è neanche stato ipotizzato e questo è da imputare ad una carenza di organico del tribunale di Vibo che è fra i più intasati d’Italia;
Barbagallo ha scritto ad uffici di ogni tipo e la procura antimafia lo convoca regolarmente a testimoniare contro la ’ndrangheta ma i processi per i reati ai suoi danni, per una serie di vizi di forma e rinvii, restano bloccati. Giunto allo stremo ha scritto una lettera a Papa Francesco e lo scorso 19 maggio si è steso sul selciato nel centro di Limbaldi – comune di 3400 abitanti in provincia di Vibo Valentia dove quel giorno era in visita la commissione parlamentare antimafia – impedendo alla Presidente Rosy Bindi di andarsene;
il Ministero dell’interno prevede un fondo per le vittime del racket e dell’usura, unificato, con legge del 2011, con quello «per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso». Viene offerto «agli operatori economici, ai commercianti, agli artigiani, ai liberi professionisti vittime di estorsione». La concessione del fondo è deliberata dal Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. La somma dovrebbe coprire l’intero ammontare del danno (e non oltre 1.549.370,70 euro);
quando una dichiarazione fa scattare un’ipotesi di reato per estorsione, l’imprenditore ha diritto ad un indennizzo dal Fondo del Ministero dell’interno per le vittime del racket e dell’usura, la cui contabilità mostra tuttavia che qualcosa non funziona: è una delle poche voci nel bilancio dello Stato in cui la disponibilità supera la spesa. Nel 2014 il fondo aveva 81,5 milioni di euro, ma ne ha impiegati 60,8 e di questi appena 10,9 per le vittime, del racket. Ci sarebbe spazio per triplicare le denunce visto che, secondo il Censis, 1’80 per cento degli imprenditori in Italia trova che, negli ultimi due anni, l’estorsione sia aumentata;
l’anno scorso, le domande pendenti per gli indennizzi erano 692 (su decine di migliaia di casi di estorsione), quelle accolte 128;
per farsi aiutare dal fondo anti-racket oggi un imprenditore deve attraversare un vero e proprio labirinto: la denuncia in Procura, la domanda in prefettura, l’istruzione della pratica, la convocazione dei comitati per quantificare i danni, l’inoltro al commissario anti – racket di Roma, la valutazione dell’istruttoria, la conferma delle somme, il rinvio alla società pubblica che gestisce i pagamenti (Consap), che a sua volta fa una nuova istruttoria sulla posizione finanziaria del denunciante. Per ogni nuova firma può servire un mese, e ne servono almeno nove. Anche senza intoppi, l’intera procedura dura più di un anno durante il quale l’imprenditore vive chiuso in casa, minacciato, senza reddito –:
se non sia il caso che il Governo intraprenda, per quanto di competenza, una serie di iniziative urgenti per far fronte ad una situazione drammatica che rende impossibile riuscire a fornire ai cittadini calabresi vittime del racket e dell’usura un servizio giudiziario minimamente accettabile;
se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, finalizzate alla copertura integrale e all’ampliamento dell’organico tenendo conto della qualità e quantità dei processi pendenti presso il tribunale di Vibo Valentia;
se non ritenga opportuno, nella fattispecie, intervenire per garantire al signor Salvatore Barbagallo e a tutti gli imprenditori vittime del racket tempi celeri per accedere all’indennizzo ad essi riservato. (4-09674)