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Ci piace riprendere questo interessante articolo de “La Repubblica” che illustra in maniera magistrale la situazione criminale esistente ad Ostia e su tutto il litorale a sud della Capitale.

Cominciammo,noi dell’Ass.Caponnetto,ad interessarcene oltre 10 anni fa,poco dopo essere nati,interessati da qualche amico di Ardea.E cominciamo,appunto,da questo Comune con l’intento,però,di allungare lo sguardo ed il nostro interesse mamo mano più in sù.
Raccogliemmo alcuni elementi che già in fieri ci allarmarono perché individuammo fortissimi interessi – e presenze inquietanti-che già allora facevano intravvedere pericolose commistioni fra pezzi importanti della politica ed ambienti sospettati di essere contigui alla criminalità.
Chi scrive “viene da lontano”,ha una lunghissima esperienza alle spalle per la sua altrettanto lunghissima militanza politica e pubblica fatta a certi livelli e conosce molto bene situazioni,metodi,obiettivi,mentalità,modus operandi,storie ,di  una cospicua parte delle classi governanti del Lazio.Egli sa,quindi,molto bene degli intrecci,delle cointeressenze,delle trasversalità,degli accordi sotterranei fra le vecchie forze politiche che hanno sempre caratterizzato la vita amministrativa e politica del Lazio e non solo.
E anche quando non conosce il singolo  soggetto egli riesce a comprendere il pensiero , le metodologie,il modus operandi  di azione in quanto conosce l’habitat,la casa – e quindi i costumi- dai quali egli proviene.
Egli sapeva ,quindi,con chi aveva a che fare e con chi avrebbe  dovuto confrontarsi pur non conoscendo fisicamente molte persone,i più.
Fu un’esperienza in certo senso traumatica,anche se molto interessante,in quanto egli si accorse subito di quanto fosse scivoloso il terreno sul quale era stato chiamato ad operare per conto ed a nome dell’Associazione Caponnetto,stante l’esistenza di un  tessuto politico cangiante e trasformista – e quindi nemico – che da un secondo all’altro cambiava colore,or bianco,or nero,or rosso,a seconda delle circostanze e dei fatti.
La caratteristica ,questa,anche attuale,stanti gli intrecci,le interrelazioni,i cointeressi,le collusioni che stanno emergendo in “Mafia Capitale” dove non capisci mai dove finisce il rosso e comincia il nero e così via fino a sfumare il tutto nel giallo,nel turchino,nel verde ecc.
Il  “grande  male oscuro ” del Lazio e dell’Italia !!!!!!!!!!!!!!
Ci scontrammo subito con il Prefetto dell’epoca di Roma ,Serra ,dal quale riuscimmo ad ottenere la nomina di una Commissione di accesso agli atti del Comune di Ardea,commissione che,però,concluse i suoi lavori sentenziando che…………………..non c’era mafia e che tutto era dovuto a comuni irregolarità di carattere amministrativo. Avevamo previsto anche questo!
Punto.
Ad Ardea ,il buen retiro di Frank Coppola “tre dita”,non c’era mafia,come non c’era mafia ad Ostia,a Fiumicino,a Roma,a Civitavecchia e così via.
Eravamo degli allarmisti e basta!!!!!!!!!!!!!!
Tutti d’accordo,come un branco di zombi, a ripetere “non c’é mafia”.
“Siete degli scassacxxxi”……………
In prima fila il PD con tutto il suo seguito di associazioni di regime che fece del tutto ,a Ostia,a Roma e dovunque,per isolare l’Associazione Caponnetto definita  l’associazione…………….. dalla denuncia facile , degli allarmismi,spia delle Procure.
La gente si piegò,come quasi sempre, al potere ed anche chi ci chiamò si ritrasse e tutto é finito a tarallucci e vino sotto le bandiere della politica.
Oggi si piangono le lacrime del coccodrillo.
Chi è causa del suo male pianga se stesso!!!!!!!!!!!!!!!
Noi,comunque,abbiamo voluto dare un segnale forte ed uno schiaffo a tutti gli zombi,costituendoci come parte civile,con uno dei migliori avvocati italiani esperti in materia di lotta alle mafie  – il Prof.Alfredo Galasso-in tutti i processi di “Mafia Capitale” ed in quello  contro la cosiddetta “Mafia di Ostia”.
Ne vedremo delle belle………
Anzi,pardon,purtroppo, delle brutte,perché ormai  la situazione é compromessa e,pur arrestando centinaia di persone e levando ad esse beni e proprietà guadagnati sul sangue della povera gente,il “sistema” é ormai  marcio.
Per colpa della politica corrotta e mafiosa !!!!!!!!!
Da “La Repubblica “

I boss, la mafia, gli affari: il Romanzo Criminale di Ostia è una storia vera

Viaggio nella città-municipio sul mare, dopo le dimissioni del minisindaco. Il malaffare nella Las Vegas alla vaccinara

di MASSIMO LUGLI

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21 marzo 2015

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I boss, la mafia, gli affari: il Romanzo Criminale di Ostia è una storia veraL’eclissi non se la fila nessuno. Solo un pensionato su una panchina del lungomare si gode il sole nero attraverso lo schermo di una lastra radiografica e ricorda le altre tre o quattro volte che l’ha visto in vita sua. Tutto ritorna. Come “Amore tossico”, lo choccante, bellissimo film di Claudio Caligari, con la sceneggiatura di Guido Blumir, un pugno nello stomaco sulla piaga dell’eroina di cui, adesso, si sta girando una sorta di sequel. Per chiedere un finanziamento, Valerio Mastandrea, il produttore, ha scritto addirittura a Martin Scorsese. Sì, a Ostia tutto ritorna. Anche l’eroina che si riaffaccia, insidiosa come un crotalo, tra i palazzoni popolari festonati di panni appesi ad asciugare, popolati di piccola e grande mala, spacciatori, detenuti agli arresti domiciliari. Una realtà che riporta, implacabile, a quella di quarant’anni fa. Come i nomi e i cognomi che punteggiano le carte processuali dell’operazione “Alba Rossa”, la trimurti FascianiTriassiSpada, con le loro alleanze mafiose, i loro affari in bilico tra droga, usura, concessioni balneari estorte con le minacce o comprate a prezzo di saldo, chioschetti della concorrenza che bruciano, banchetti di cocomeri devastati, parcheggiatori abusivi irreggimentati dai soliti boss.

Tutto qui? È veramente questo il vero volto del mare di Roma, balzato nuovamente alla ribalta dopo le dimissioni del minisindaco Andrea Tassone che, secondo molti, si prepara a tornare anche lui, tanto per non smentire questa continua altalena di corsi e ricorsi? Dodici chilometri di litorale punteggiati da 73 stabilimenti, di cui una cinquantina, i più noti, gestiti da un pool di sette, otto famiglie d’imprenditori, un gioiello in rovina di razionalismo fascista, una popolazione di 195 mila abitanti che arrivano a 250 contando i quartieri satellite sparpagliati tra la Colombo e la via del Mare, una splendida pineta che negli anni 70 fu impietosamente battezzata “il mattatoio della mala” visto che i bravi ragazzi della Magliana si facevano un punto d’onore di bruciare i cadaveri dei morti ammazzati tra la boscaglia e le piante d’alto fusto. L’elenco delle esecuzioni, degli attentati, delle sparatorie meriterebbe un sequel di Romanzo Criminale, da Paolo Frau a Baficchio e Sorcanera, al secolo Giovanni Galeoni e Francesco Antonini, freddati a colpi di pistola il 22 novembre 2011 da un egiziano, Namer Saber Anna, arrestato dalla mobile molto tempo dopo. Commissariato e gruppo dei carabinieri fanno quello che possono su un territorio sterminato e difficile. E non a caso polizia e carabinieri spediscono in riva al mare i loro uomini migliori. Nicolò D’Angelo, oggi questore di Roma, e Mario Parente, attualmente comandante del Ros, tanto per citarne due a caso.
“Baficchio e Sorcanera mi venivano a trovare in municipio, quando ero presidente, nel ’92” ricorda Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi, con la sua solita aria imperturbabile da eterno contestatore, che da queste parti vive da sempre, anche ora che fa la spola con Taranto. “Facevano gli sbruffoni, mi minacciavano e poi mi sfottevano: “Ma che te sei spaventato? Namo a prende n’caffè…” La volta dopo li feci mettere alla porta”. A Bonelli, come a tanti altri, la poltrona del municipio (allora XIII) ha lasciato ricordi aspri: prima gli bruciarono la macchina e poi, visto che non bastava, anche la casa. Un incendio a cui scampò per un soffio rifugiandosi in terrazzo. “Un mese dopo, quando avevo appena ristrutturato, si presentarono i vigili urbani, si misero a controllare l’altezza del controsoffitto col metro e quando non trovarono irregolarità se ne andarono ingrugnati. Due mesi dopo tornarono con un altro pretesto”.

Quello della benzina e del cerino, del resto, è sempre stato uno dei metodi di intimidazione più usati da queste parti, anche adesso che le calibro 9 tacciono da un po’. Pochi giorni fa è toccato al pub “Quore matto” (si, con la “Q”) gestito da un’associazione anticriminalità. “Se anche è stata una bravata ha comunque una valenza politica” dice, mesto, il presidente Giovanni Zannola.
Una bella passeggiata sul lungomare, sotto il sole che ormai si è liberato da questa luna invadente, è uno scorcio di ricordi e assurdità. Ecco “Il capanno”, lo stabilimento gestito in passato da un militante del Pci di quelli duri e puri, passato a un personaggio in odor di usura dove qualcuno, tanto per creare il panico, fece ritrovare un ordigno esplosivo in piena stazione balneare. Ecco il palazzo del nuoto, con la piscina olimpionica costata un patrimonio ma costruita, per un piccolo errore, mezzo metro più corta rispetto alle dimensioni regolamentari e dove, quindi, ci si può allenare ma non gareggiare. Ecco l’isola pedonale che non piace a nessuno, ingolfa di traffico le strade parallele, solleva proteste corali di cittadini e negozianti e, giù giù, fino al Faber Beach, stabilimento di lusso sequestrato, dissequestrato e sequestrato di nuovo per intrallazzi della solita trimurti malavitosa. Per non parlare del Waterfront, sogno di Alemanno raccontato a tinte fosche da Giancarlo De Cataldo, la Las Vegas alla vaccinara che dovrebbe regalare uno smalto internazionale a un litorale di vocazione popolare, dove i poveri ma belli del dopoguerra venivano in Vespa o col trenino (rimasto, praticamente, nelle identiche condizioni di allora ma appena un po’ più pericoloso, almeno di sera). Nomi e dinastie di imprenditori eterni, i fratelli Papagni, Mauro Balini, zio di Vittorio, l’uomo che praticamente inventò Berlusconi quando gli fece balenare l’idea che le tv private potevano diventare, col tempo, un affare stratosferico (copyright Enrico Deaglio).

È questo il vero volto di Ostia, una palude di malavita, malaffare, malcostume, una sabbia mobile che invischia tutto e da cui non si riesce a districarsi? No, l’altra faccia della medaglia, come nel diagramma dello ying e dello yang, esiste e probabilmente sarebbe la più visibile con un minimo di coraggio e di determinazione. “Abbiamo edifici e strade come via Paolo Orlandini, via Capitan Casella e piazza della stazione del lido che qualunque grande nome dell’urbanistica sarebbe felice di trasformare in gioielli architettonici”, elenca Pietro Morelli, archivio vivente, l’uomo che fece scoppiare la Tangentopoli del lido. “A Ostia antica c’è la sinagoga più grande del mondo, l’unica  orientata verso Gerusalemme, all’estero sarebbe un’attrazione internazionale, qui non la conosce nessuno. Abbiamo un mare sempre più pulito e un numero di reati predatori in calo”. La parola magica, quella che cambierebbe veramente tutto, sarebbe autonomia ma i due referendum, dell’89 e del 99 sono stati un flop e nessuno ha voglia di riprovarci. Eppure Fiumicino, staccato da mamma Roma, prospera. Qui tutto resta com’è. Tutto ritorna. Perfino i film.