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Svegliatevi!!!

ATTENTI!!! NON C’E’ PIU’ TEMPO!
I fatti immondi dei quali in questi giorni siamo, ahinoi, testimoni, oltre che provocarci quel senso di schifo e di ribrezzo nei confronti di quella classe politica ed istituzionale che ne è l’autrice, deve indurci a fare una profonda riflessione sulla situazione italiana.
Intanto vanno riconosciute le responsabilità personali, di ognuno di noi, in quanto una classe dirigente è sempre l’espressione di coloro che l’hanno votata.
Se una classe politica è corrotta e mafiosa vuole dire che sono i cittadini che l’hanno scelta che sono corrotti e mafiosi.
Uno che non è nè corrotto e nè mafioso non va a votare certe persone.
Paolo Borsellino lo diceva con estrema chiarezza quando sosteneva che il popolo ha nelle proprie mani un’arma formidabile:
la matita nella cabina elettorale.
Perché non la usa, quella matita, nel verso giusto e va, invece, ad apporre il proprio segno sulle persone e sui simboli sbagliati?
Il danno che quella parte di popolo che ha votato ladri, mafiosi e criminali ha fatto all’intero Paese e, in fondo, a se stessi ed ai propri figli, è incalcolabile e quel danno si ripercuoterà non solo sul momento che viviamo ma, soprattutto, sui decenni avvenire in quanto quella classe politica che esso ha votato è quella che designa le classi dirigenti nelle istituzioni, i prefetti, i comandanti generali, gli ambasciatori, i procuratori, tutti coloro che hanno nella proprie mani le sorti della nazione non solo per gli anni di durata di una legislatura parlamentare, ma oltre, tanto oltre.
Noi stiamo parlando da anni dell’esistenza in Italia di due Stati, lo Stato-Stato, quello di diritto nel quale noi ci riconosciamo e lo Stato-mafia.
Due Stati in guerra fra di loro.
Una guerra che, purtroppo, vede sempre più soccombente il primo e vincente il secondo.
Non prendiamoci più in giro e non continuiamo a negare la realtà:
la mafia ha vinto la guerra.
Lo ripetiamo, senza alcun timore di essere smentiti: la mafia ha vinto la guerra.
Talché quello che ci appare non è affatto lo Stato nel quale noi abbiamo creduto e continuiamo a credere, battendoci fino alla spasimo, ma è l'”altro ” stato, lo “stato mafia”.
Che tenta di mettere i suoi uomini, spesso riuscendoci, al comando, dovunque, in qualsiasi amministrazione, in qualunque posto di alta o bassa responsabilità, fregandosene della loro fedina penale.
Uomini che fanno del tutto, ovviamente, per emarginare, isolare, rendere ininfluente ed insignificante la parte sana che opera, ormai
, in posizione emarginata e di assoluta subordinazione.
Sì, in posizione di subordinazione e di ininfluenza perché a tanto ormai si è arrivati.
La parte sana del Paese è la parte subordinata, quella che non decide, che non incide perché è la parte minoritaria.
Così, purtroppo, ha voluto un popolo molte volte cieco e sordo che oggi, per sua colpa, comincia a pagare le conseguenze delle sue scelte sbagliate.
Spostiamo il discorso, per renderlo più stringente e comprensivo a tutti, anche ai meno informati, sul piano nostro: quello della cosiddetta “antimafia ” sociale.
Noi dell’Associazione Caponnetto riscuotiamo la stima e l’apprezzamento della parte sana del Paese, minoritaria, la parte della pubblica amministrazione che vede e sa quello che facciamo, ma, al contempo, siamo odiati e malvisti dall'”altra ” parte, maggioritaria.
Che non gradisce quello che facciamo e preferirebbe una sorta di… “antimafia” soft, parolaia, che non scavi e denunci.
Se noi ci adattassimo a ” ‘o sistema” sicuramente fruiremmo di benefici ed ori.
Ma tradiremmo i nostri principi, quelli della persona di cui portiamo il nome, i valori che ci hanno insegnato i nostri genitori, quelli dell’onestà, della giustizia e della democrazia.
Uccideremmo noi stessi e copriremmo di vergogna noi ed i nostri figli e nipoti.
Non è da noi!!!
Noi e tutti coloro, sempre nel mondo dell’antimafia, che la pensano ed operano come noi, come Cristian Abbondanza della “Casa della Cultura e della Legalità di Genova”, Salvatore Borsellino e qualche altro.
Perché tutto questo?
La risposta è semplice semplice.
Per noi fare antimafia significa fare ricerca (molti si arrabbiano se la chiamiamo “indagine”) e DENUNCIA, nomi e cognomi, come, appunto, fa anche Cristian
Abbondanza che noi stimiamo ed al quale vogliamo bene.
Orbene – non è la prima volta che lo diciamo – fare ricerca (INDAGINE) significa quasi (diciamo “quasi” per essere buoni) sempre trovare dietro il mafioso conclamato il “politico”.
La mafia cerca sempre, trovandola, la sponda politica.
E’ ovvio che la “politica”, questa “politica”, ci odia, ci combatte, cerca di ostacolarci, impedirci di scoprire la realtà, tentando di delegittimarci e quant’altro.
E più si accorge di non riuscirci e più il livello di rabbia e di odio nei nostri confronti aumenta.
In Italia abbiamo avuto dal dopoguerra ad oggi vari tentativi di veri e propri colpi di Stato non riusciti grazie alla presenza di un forte PCI (noi non siamo comunisti, ma abbiamo il coraggio, tutti, per onestà intellettuale e morale, di riconoscerlo ed ammetterlo, altrimenti tradiamo la Storia).
Oggi il PCI non c’è più, purtroppo.
I lavoratori, le classi subordinate, quelle che si sono sacrificate, hanno sofferto, soffrono, oggi sono allo sbando, umiliate, senza lavoro in gran parte e non sono più rappresentate in maniera adeguata.
A comandare, a decidere, sono gli “altri”: quelli che oggi, in maniera subdola, soft, ma non meno dolorosa, con la corruzione e le mafie, stanno tentando di fare il colpo di Stato, quello definitivo.
Che ci porterà, se non apriamo subito gli occhi, a perdere – ed a far perdere ai nostri figli e nipoti – quella giustizia e quella libertà che ci hanno lasciato, pagando tributi di sangue, i nostri genitori ed i nostri nonni.
Attenti!!!
Non c’è più tempo.
Svegliatevi!!!