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Testimoni di Giustizia, vuoti a perdere. La triste storia di Luigi Coppola, sfruttato dallo Stato e buttato come uno straccio

“Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono”. Cantava così Giorgio Gaber e non so se Luigi Coppola, testimone di giustizia dopo la vicenda accaduta nella giornata di ieri pensa più alla fortuna o sfortuna di essere italiano. In un paese che si fonda sulla democrazia è triste sapere che un pezzo di stato la calpesti con i suoi gesti. Nella giornata di ieri Luigi Coppola con altri dieci testimoni di giustizia si era recato innanzi ai palazzi delle istituzioni romane per protestare contro la cancellazione delle speciali misure di protezione nei confronti dei testimoni di giustizia e dei propri nuclei familiari dopo la chiusura dei processi.

Come a dire: arrivederci e grazie, se la camorra vuole. Una vicenda che mette a rischio la vita di coloro i quali hanno collaborato in importanti inchieste. Ebbene Luigi ed i suoi sfortunati amici vengono bloccati e portati in commissariato alle 9 del mattino, e dopo la minaccia di dare loro il cd “foglio di via” per tre anni da Roma, vengono trattenuti per tutta la giornata nello stesso commissariato. Quando ho sentito telefonicamente il testimone non credevo alle mie orecchie, invece ahimè, era tutto vero. Una normale giornata di regime in un paese democratico. La cosa assurda al di là della violenza psicologica nei confronti di chi manifestava per ottenere un diritto negato, è il trattamento che lo Stato usa nei confronti di chi collabora.

Se sei camorrista bene, avrai protezione ed un futuro a spese dei contribuenti; se sei un commerciante, un imprenditore che aiuta con le proprie denunce a mandare in galera camorristi mettendo a rischio la propria vita e quella dei suoi familiari, ti devi affidare al padreterno! Peccato che Luigi e gli altri Testimoni non sono mai stati camorristi! La differenza sostanziale tra i due istituti sta nel fatto che i collaboratori (i cd pentiti) sottoscrivono un “contratto” con lo Stato basato sulla fornitura di informazioni provenienti dall’interno dell’organizzazione criminale in cambio di benefici processuali, penali e penitenziari, della protezione e del sostegno economico per sé e per i propri famigliari. I testimoni invece forniscono la loro testimonianza relativamente all’accadimento di un fatto delittuoso e per tale ragione godono di una protezione da parte degli organi dello Stato appositamente creati. Non dico di trattare allo stesso modo anche sotto l’aspetto economico le due figure che hanno pari importanza nelle questioni giudiziarie, ma almeno di mettere al sicuro anche i testimoni! La storia di Luigi è alquanto singolare.

Luigi Coppola è un testimone di giustizia. Nel 2001 commerciava auto, denunciò le estorsioni e l’usura subite facendo scattare decine e decine di arresti che hanno portato a quasi trenta condanne definitive. In pratica, grazie alle sue testimonianze, viene decapitato il clan di Boscoreale, i Pesacane, e quello dei Cesarano della zona di Pompei e Castellammare di Stabia. Come in tutte le fiabe, viene subito protetto e coccolato dallo Stato, e nel 2002 viene inserito nel programma di protezione testimoni assieme alla sua famiglia, moglie e due figlie. A riportare con i piedi per terra Coppola è quel sistema per cui chi denuncia non viene obbligato a rimanere nella sua terra per dare un segnale forte ai clan, ma viene sradicato e portato in giro come un pacco postale, assieme alla sua famiglia, come un pentito di mafia da nascondere. Solo nel luglio 2007 riesce a tornare nella sua terra, la Campania, precisamente a Pompei.

E proprio allora quel che sembra un lieto fine si trasforma in un incubo: la sua concessionaria d’auto viene disertata dagli acquirenti, la gente del suo paese fa persino una petizione al sindaco per cacciarlo da Pompei e quando si reca dal Prefetto di Napoli, quest’ultimo quasi giustifica chi non lo vuole a Pompei. E siccome le vergogne viaggiano sempre in compagnia, i proprietari dell’abitazione presso cui era in affitto con un giro di valzer lo buttano fuori di casa; Luigi ne cerca un’altra, prova anche a comprarne una, ma la risposta è sempre la stessa: a lei non si loca né si vende. Luigi per un certo periodo ha dormito nella macchina di scorta sotto il palazzo comunale. Nel frattempo accade ciò che per un testimone di giustizia è l’inizio della fine: la sua ultima deposizione è nel marzo 2007 e i processi, nel 2009, arrivano alla Cassazione, dunque Coppola non serve più e può essere avviato allo smaltimento rifiuti.

Così, magicamente, nel gennaio 2010 il Viminale gli notifica la decisione di revoca, seduta stante, della scorta e della vigilanza fissa sotto la sua abitazione. Nella delibera della commissione centrale del Ministero dell’Interno si legge che anche la Prefettura ha comunicato che la posizione di Coppola è stata esaminata e visto che i suoi “impegni giudiziari sono da tempo terminati” e che le persone da lui denunciate sono attualmente detenute, Luigi non rischia niente. Tutto ciò, è bene dirlo, non è uno scherzo. Da allora più volte la camorra si è fatta sentire con segnali, minacce. Oggi a farsi sentire è lo Stato cancellando il suo diritto a manifestare e minacciando. Al peggio non c’è mai fine!!!

Tonino Scala