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Se l’antimafia sociale diventa un mestiere, uno strumento per campare o per fare carriera politica, non è più antimafia. L’antimafia sociale è volontariato ed il volontariato è soprattutto gratuità

La mafia – si sa – sarebbe stata già sconfitta se la politica lo avesse voluto e se non la sostenesse.
Talune volte restandone fuori, molte altre facendone parte integrante.
Ormai la battaglia è tutta interna ai partiti e, quindi, alle istituzioni.
E’ deviante e diseducativo, pertanto, limitarsi a parlare di… “cultura della legalità” quando ormai quasi tutti i giorni ci vediamo obbligati a leggere di arresti “eccellenti” che interessano i cosiddetti “colletti bianchi”, esponenti di partiti ed uomini delle istituzioni.
Parlamentari, ministri e sottosegretari, direttori generali, manager, generali, colonnelli, sindaci, assessori, consiglieri, dirigenti di banche, magistrati.
Nessuna categoria e nessun grado vengono risparmiati.
Nessun ambiente e nessun livello restano indenni dal pericolo di essere contaminati e corrotti.
E la corruzione è figlia e non è quasi mai disgiunta dalla mafia.
Perciò si parla di “mafie”, al plurale -mafia militare, mafia politica, mafia istituzionale, mafia-stato che è il contrario di Stato-Stato.
Uno Stato-Stato, il contrario di stato-mafia, che appare sempre più minoritario e perdente, considerata la presenza sempre più massiccia e pervasiva nelle sue pieghe di elementi corrotti e collegati, direttamente od indirettamente, con le organizzazioni criminali.
Andare a parlare di… “cultura della legalità” a questa massa enorme di corrotti e di mafiosi significa vedersi ridere in faccia…
Ormai è il “sistema” che è corrotto e mafioso e non ammetterlo è quanto di più inquietante e disonorevole.
Deviante.
Significa essere ciechi, sprovveduti, disinformati, o, peggio, mafiosi direttamente, organicamente.
Nell’uno come nell’altro caso non si combattono le mafie.
Anche le parti sane della società, quelle non ancora contaminate, se non indagano e DENUNCIANO, nomi e cognomi, stando anche attente a “CHI” si rivolgono per denunciare, finiscono per fare il gioco delle mafie.
Ecco perché ci viene l’amaro in bocca quando vediamo che uomini e donne, pur in perfetta buona fede, espressione di un’antimafia sociale autentica, accettano i richiami del Potere, di diventare, cioè, l’espressione di quelle istituzioni su parte delle quali gravano molti dubbi di collusione con il “sistema”.
Noi restiamo fermamente convinti della necessità di tenerci lontani, se si vuole fare veramente un’antimafia seria ed operativa, dal “sistema ” e sordi alle sirene fascinose del Potere.
L’antimafia sociale è prima di tutto gratuità.
Se diventa un mestiere è altra cosa…