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Sempre sulla mancata azione di prevenzione antimafia da parte della maggior parte dei Prefetti. Interessante interrogazione del Senatore Pepe che si occupa in particolare delle Prefetture di Potenza e Matera

NTERROGAZIONE AL SENATO SU MANCATA INTERDITTIVA AD AZIENDE COLPITE DA PROVVEDIMENTI RESTRITTIVI IN BASILICATA.  QUESTA INTERROGAZIONE  DEL SENATORE PEPE RIGUARDA LA BASILICATA MA PUO’ ESSERE ESTESA ANCHE AD ALTRE REGIONI, A COMINCIARE DAL LAZIO,DOVE I PREFETTI NON ASSOLVONO PER LO PIU’ AI LORO DOVERI DI SVOLGERE UN’AZIONE PREVENTIVA DI VIGILANZA EMETTENDO LE INTERDITTIVE ANTIMAFIA. SI RIPROPONE A QUESTO PUNTO IL VECCHIO PROBLEMA DEL RUOLO DEI PREFETTI SUL QUALE L’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO STA SVOLGENDO UN’AZIONE FORTE  ALLA QUALE  INTENDE,PERALTRO,DARE MAGGIORE IMPULSO.

Interrogazione a risposta orale

PEPE – Al ministro degli interni, Al ministro della giustizia, Al ministro dell’ambiente della tutela del territorio e del mare, Al ministro dello sviluppo Economico, Alla presidenza del Consiglio dei ministri

da notizie di stampa apprendiamo della pubblica denuncia di uno stato di totale illegalità relativamente agli appalti in essere ed alle erogazioni di finanziamenti a fondo perduto nel settore del trattamento e smaltimento dei rifiuti in terra di Basilicata.

relativamente al cosiddetto opificio per il trattamento dei rifiuti con produzione di CSS che la Regione Basilicata ha deciso, con Delibera Giunta regionale della Regione Basilicata del 12 marzo 2013 sulla reindustrializzazione del sito produttivo inattivo ex Me.com srl Senise (Pz).

“Con la Delibera della Giunta Regionale della Regione Basilicata n. 808 del 27 giugno 2014 è stata dichiarata la ricorrenza dei presupposti di cui all’art.25 comma 1 Legge regionale n.17/2011 per la realizzazione e o ampliamento degli impianti di recupero rifiuti, e in particolare dell’impianto di recupero di rifiuti non pericolosi per la produzione di CSS, la valorizzazione dei rifiuti da raccolta differenziata ed il recupero di rifiuti inerti in area compresa tra la località “Manche di Marconi” e “Santa Lucia” del Comune di Senise (PZ) proposto dalla società NEP Italy s.r.l.”.
Nella richiamata delibera si legge che tale dichiarazione è stata emessa sulla base dell’istanza presentata il 18 giugno 2014
 dalla società Nep Italy s.r.l. con sede legale in contrada Fontana Camillo 11 , 85050 Tito (Potenza).

Con la delibera della Giunta Regionale della Regione Basilicata n.825 del 27 giugno 2014 sarebbe stato deliberato un contributo in conto capitale di 8.414.444,11 euro alla società Nep Italy s.r.l., con sede legale in contrada Fontana Camillo 11 , 85050, Tito (Potenza), per la realizzazione del programma di investimento finalizzato alla realizzazione di un impianto multifunzionale per il trattamento di rifiuti solidi.

La Nep Italy s.r.l. con sede legale in contrada Fontana Camillo 11 , 85050Tito (Potenza), risulta costituita il 24 marzo 2014 e iscritta alla Camera di Commercio in data 26 marzo 2014, con un capitale sociale di 10.000 euro di cui versati 2.500 e due soci con pari quota del 50% del capitale sociale : Bonaventura s.r.l titolare del 50% del capitale pari a 5.000 euro, di cui versati 1.250 euro e Pellicano Verde spa con capitale del 50% pari a 5000 euro, di cui versati 1.250 euro. L’impresa sociale così costituita risulta “inattiva”.

Uno dei soci della Nep Italy s.r.l., nella sua qualità di amministratore delegato con poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione relativamente alle attività amministrative e finanziarie della società, è stato condannato per violazione dell’obbligo di vigilanza sull’andamento della gestione ex art.2392 cc, insieme ad Altri dal Tribunale di Milano con sentenza in data 22 marzo 2012 a pagare la somma di 1.306.245,56 euro.

Da informazioni contenute in relazioni della Direzione Nazionale Antimafia, nell’ordinanza applicativa di misura cautelare del 6/12/2011, contro imputati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, emessa dal Gip presso il Tribunale di Lecce, vi è menzione di legali rappresentanti pro tempore e un procuratore speciale della società “Pellicano Verde” spa, imputati con altri del reato di cui all’art.416 comma 1 e 2 c.p. e art. 4 l. n. 146/2006, quali partecipi nel sodalizio esportando illegalmente kg.763,090 di rifiuti speciali a mezzo di 38 container mediante la predisposizione di documenti doganali e commerciali ideologicamente falsi per un illecito giro di affari pari a 130.607,00 euro in Taranto e Napoli dal 24/01/2008.

la ditta Nep Italy s.r.l. pare abbia avuto accesso alla somma di 8.414.444,11 euro, quale contributo assegnato al ( soltanto un caso di 11 prescinde da ogni indagine sulle pregresse carriere dei soci che non possono essere ignorate anche se la Nep Italy s.r.l. è stata costituita proprio al momento in cui doveva concorrere per l’appalto in questione.

relativamente alla realizzazione, finanziata al 100%, di un opificio in area sin (sito di interesse nazionale da bonificare) di Tito Z. Ind.le, per trasformazione di rifiuti in cdr combustibili da rifiuti da parte della società AGECO il cui amministratore è stato arrestato per associazione a delinquere, smaltimento illecito dei rifiuti, truffa e falso e la cui società Cambiava l’assetto societario nominando amministratore la coniuge del precedente amministratore e continuano a percepire finanziamenti, a vincere appalti mentre il manovratore il 30 ottobre sarà sotto processo a Potenza per il caso Monnezzopoli.

La stessa società tecnoparco pare sia sotto indagine della D.I.A. di Basilicata per smaltimento illecito di rifiuti pericolosi derivanti dalle estrazioni petrolifere per cui sarebbero stati emessi almeno 11 avvisi di garanzia dagli inquirenti

Alcune associazioni di cittadini denunciano pubblicamente sui loro blog che sia stata inoltrata richiesta di accesso agli atti e di informazioni ambientali e che le autorità interessate negano tali informazioni in violazione della normativa europea e della convenzione di Aarhus.

Nella fattispecie, pare, si registrino assegnazioni di fondi pubblici ad aziende di società già oggetto di arresti per associazione a delinquere ordinario e/o di stampo mafioso sia nella erogazione di milioni di euro di fondi”, in particolare ”per la realizzazione di opifici per produrre combustibili da rifiuti sia negli appalti per la raccolta che per il deposito e lo smaltimento dei rifiuti.

Ai termini della nuova normativa sulla documentazione antimafia, Come puntualmente riportato da Basilicata24.it, La pubblica amministrazione non dovrebbe più consentire la partecipazione alle gare e agli appalti pubblici, nonché all’accesso ai finanziamenti pubblici, alle società attenzionate dalla magistratura per fatti gravi, pur in presenza di variazioni degli assetti societari finalizzate all’elusione dei controlli e alle prescrizioni di legge.
Secondo le stesse norme, I Prefetti dovrebbero, in ogni caso, emettere interdittiva antimafia.

Si chiede 

  • se risulti veritiera la notizia che aziende che hanno visto i propri amministratori arrestati per gravissimi reati legati al traffico internazionale di rifiuti pericolosi, smaltimento illecito di rifiuti, truffa, falso ed associazione a delinquere normale o di tipo mafioso, abbiano partecipato, vincendole, a gare per servizi di raccolta e smaltimento rifiuti 

  • E se risponde a verità la denuncia del mancato intervento delle prefetture dei distretti di Potenza e Matera

  • se corrisponde al vero che diverse aziende i cui amministratori sono stati sottoposti ad arresti per associazioni a delinquere di stampo mafioso e non siano tra le beneficiarie dei fondi perduti per realizzare “opifici” che altro non sono mega stoccaggi di rifiuti pericolosi e non pericolosi per trasformazione in combustibili da rifiuti (CDR)

  • Se i ministri interessati ritengano di invitare I Prefetti a svolgere accertamenti preliminari sulle imprese del luogo dove si eseguiranno i lavori per le quali è maggiore il rischio di infiltrazione mafiosa ed, in caso di accertamento di tale situazione, di emettere l’informativa interdittiva senza aspettare l’esito dei processi e delle inchieste in aderenza alle direttive della nuova normativa sulla documentazione antimafia

  • Se e quali iniziative i ministri, per quanto di loro competenza, vogliano intraprendere per le questioni di loro competenza in questo ambito