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Un modo diverso e non retorico di commemorare Paolo Borsellino e tutte le altre vittime di mafie

Come Ragusa ricorderà Paolo (?)

Ed eccoci qua. anche quest’anno, come oramai da ventidue anni, si commemora l’anniversario della strage di via D’Amelio, dove trovarono la morte Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. Come ogni anno, ci saranno centinaia di manifestazioni ed incontri pubblici in tutta Italia per ricordare l’operato di un grande uomo e magistrato, nemico numero uno della mafia e scomodo, si scoprirà negli anni, anche per lo Stato. Anche Ragusa, in una manifestazione pubblica giunta alla terza edizione, “Ragusa non dimentica – In cammino sui passi di Paolo Borsellino”, ricorderà con una fiaccolata la terribile strage. Commemorazioni giuste, anzi giustissime, sicuramente necessarie per mantenere vivo il ricordo del sacrificio di questi uomini, ma non sufficienti a fare in modo che questa terra non debba più soffrire per l’azione delle
mafie, e ancor di più delle neo-mafie. Già, perché se ancora si crede che combattere e parlare di mafia oggi voglia dire immaginare solo “u Zù Totò”, possibilmente con la lupara ed il basco in testa, ci sbagliamo di grosso. Delle commemorazioni resterebbe solamente una poco utile retorica, destinata a consumarsi nei famosi 23 maggio e 19 luglio, mentre tutto passa nel dimenticatoio, durante il resto dell’anno. Perché credo, semplicemente, che parlare di mafia, e combatterla, oggi, voglia dire anche e soprattutto combattere contro qualsiasi forma di prepotenza che subiamo, noi ed il nostro territorio martoriato. E negli Iblei, troppo spesso in silenzio, abbiamo subìto tanto. E quindi mi sono chiesto: cosa vuol dire oggi Paolo Borsellino per il territorio ibleo? Come possiamo far camminare le sue idee insieme a noi? Mi sono detto se in questo 19 luglio 2014 non sia il caso di fare antimafia parlando “semplicemente” anche di MUOS, la più grande operazione mafiosa mai vista da parte degli USA, con la complicità dei nostri “rappresentanti” a livello regionale e nazionale; parlare della gestione e smaltimento alquanto “discussa” dei rifiuti in provincia; parlare del vero e proprio sfruttamento, messo in opera da parte di molte aziende locali, nei confronti degli operai stranieri e non, costretti ad orari di lavoro disumani, spesso mal retribuiti e non regolati da un contratto, segno del più sporco capitalismo, tipico italiano; parlare dell’ennesima privatizzazione di un bene comune come la spiaggia di Randello, dalla quale deriverà sicuramente un vantaggio per pochi, ma un disastro per il patrimonio naturale e archeologico di tutti; e ancora, parlare della scelta scellerata del Governo nazionale e regionale di autorizzare le poche potenti multinazionali petrolifere alla ricerca di gas e petrolio sia su terraferma che su mare, con i disastri ambientali e per la salute umana che ne conseguono, dei quali abbiamo già avuto visione fino ad oggi. Questi sono solamente alcuni dei problemi di cui si potrebbe parlare a gran voce, e che solo con delle grandi ed organizzate mobilitazioni popolari possono essere combattuti e risolti. Ed in questo sto vedendo che il territorio ibleo si è già svegliato da qualche tempo, il che costituisce l’unico modo per uscire dal serbatoio del degrado sociale, politico e morale, in cui da sempre la mafia sguazza e miete vittime.

Alberto Lucifora

(Tratto da Generazione Zero)