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L’inchino davanti alla casa del boss

Di Gennaro Ciliberto

Quell’inchino maledetto che mai avremmo voluto rivedere!

Sembrava chiaro il messaggio lanciato dal Santo Padre Papa Francesco, solo poche settimane sono trascorse dalla visita del Papa in Calabria nelle terre dove trovò la morte il piccolo Cocò ucciso per mano di quell’infame mafioso che non esitò a compiere un delitto atroce e che ha segnato le nostre memorie. In quella visita il Santo Padre ebbe a pronunciare parole che non possono essere interpretate ma solo udite e fatte proprie dai fedeli e dai soldati di Dio.

Quella scomunica che deve colpire la ndrangheta e tutti gli affiliati, uomini e donne rappresentanti del male, personaggi che non possono e non devono essere adulatori di un loro Dio, di un loro Santo, adulato al solo scopo di proteggerli dalle loro condanne, con quella devozione che serve a ripulire una coscienza sporca di sangue.

Quelle tante processioni ripetute ogni anno perché è usanza e tradizione, ma che sono principalmente una vetrina di un potere mafioso che cammina a braccetto con quello ecclesiastico, tutti in prima fila in quella processione che per anni segna il potere di un boss.

Il boss, colui che continuando a comandare su di un popolo, spesso vigliacco e inerme, che con complicità intrinseca e negando la palese evidenza, si rende collante tra la ndrangheta e la società civile.

Troppi consensi, troppi silenzi, troppa omertà rendono questi criminali dei “podestà”, molto spesso facendoli passare per benefattori o per coloro che risolvono le questioni di un intero paese, un vero è proprio punto di riferimento, in molti casi decidono il futuro sindaco, declinano gli assetti socio economici e puniscono chi vuole ribellarsi al loro fare criminale dando l’esempio di una punizione esemplare, ma chi viene colpito, viene prima escluso, appestato e poi finito dalla ndragheta, persone oneste costrette a scappare dalla loro terra solo per aver detto NO al quella cultura mafiosa, uomini e donne troppo spesso abbandonati dalle stesse istituzioni che li rende facili prede della ndragheta.

Facciamo nostre e vogliamo ricordare con forza le parole pronunciate dal Vescovo Giuseppe Fiorini Morosini che, per combattere i boss, ha chiesto di sospendere per 10 anni la figura dei padrini ai battesimi e alle cresime, che in certi luoghi nulla a che vedere con il culto religioso ma che resta solo un simbolo di potere mafioso ed a volte di affiliazione al clan.

Ma nonostante tutto, nonostante la scomunica di Papa Francesco, le parole del Vescovo e non ultima la sospensione da parte del Prefetto di Vibo Valentia in riferimento al commissariamento della processione di Sant’Onofrio, atto dovuto poiché alcuni personaggi noti e legati alla criminalità ndranghentista, appartenenti alla famiglia di ndrangheta del luogo, in quell’occasione avrebbero, se non fermati in tempo, gestito l’intera funzione religiosa, decidendo, come da prassi consolidata, chi dovesse portare in processione la statua del Santo.

In quella vicenda la popolazione non accettò il provvedimento della Prefettura Vibonese, anche esponenti della chiesa ebbero a ridire, ribadendo e ritenendo un intrusione illegittima ed offensiva il commissariamento e non esitarono a negare l’ evidenza.

Il 5 luglio 2014 purtroppo la storia si ripete, in un paesino della Calabria in quel di Oppido Mamertina, comune Italiano in provincia di Reggio Calabria, e’ avvenuto quello che per anni e’ sempre accaduto ed il tutto nel silenzio e con il placito consenso di gran parte degli organizzatori, della popolazione e di chi in quel luogo rappresenta la chiesa e le istituzioni locali.

L’inchino maledetto dinnanzi la casa del boss Giuseppe Mazzagatti, capo clan ottantaduenne, già condannato all’ergastolo per omicidio ed associazione a delinquere di stampo mafioso, c’è stato.

Ma questa volta qualcosa non è andato come sempre, come prassi alle processioni ci sono oltre ai rappresentanti politichi, istituzionali, ci sono sempre i Carabinieri in grande uniforme, e proprio il maresciallo dei Carabinieri Andrea Marino non ha esitato ad allontanarsi appena resosi conto di ciò che stava per avvenire, e nonostante lo stesso preventivamente avesse sollevato dubbi ed avvisato gli organizzatori di non prestarsi a quell’inchino maledetto, nulla è servito. Un atto dovuto da parte del maresciallo dei carabinieri, ma nello stesso tempo un esempio di legalità e di coraggio.

Quel maresciallo dei carabinieri garante della legalità, uomo dello stato, ma anche cattolico credente, non e’ rimasto inerme dinnanzi all’ennesimo inchino maledetto.

Con un cenno ha richiamato i suoi uomini, un ordine secco ad abbandonare la processione, quella scena non è passata inosservata al maresciallo Marino, questa volta un uomo dello Stato ha visto.

Bravo maresciallo vogliamo gridalo all’intera nazione, lode al maresciallo dei Carabinieri Marino.

Ma quello che ci lascia l’amaro in bocca, che ci fa orrore e che oltre al maresciallo dei c. c. Andrea Marino e ai militari in servizio alle sue dipendenze, nessuno e dico nessuno ha lasciato la processione, nessuno dei presenti si è dissociato o ha preso le distanze da quell’inchino maledetto sotto la casa dl boss… paura? No!!!

COMPLICITA’ – OMERTA’!!!

Quindi come si può cambiare questa mentalità MAFIOSA?

Quella cultura criminale, che alleva taluni soggetti sin dalla giovane età, ponendo ai loro occhi modelli criminali e facendoli passare per uomini d’onore ma se in primis il popolo non si ribella, allora non si sconfigge la ndrangheta!

Come può la gente in quei luoghi continuare a mentire a se stessa alle generazioni future, come può una intera popolazione essere complice. A noi viene il disgusto nel vedere certe scene degne di un medioevo, di quegli anni dove l’ignoranza regnava, vero specchio del male incarnato nel tessuto sociale, quella cappa che tiene questi luoghi estraniati dal modo per bene e li rende emarginati.

Perché non chiedersi come mai un treno impieghi il triplo delle ore per raggiungere la Calabria?

Come mai nessuno investe in quelle terre dalle bellezze naturali uniche al mondo?

Domande che hanno solo una risposta!

Quella statua, la Madonna madre di Gesù che condotta in processione per mano di uomini vigliacchi e complici si inchina dinnanzi alla casa del al Boss non e’ altro che la prova che la guerra alla ndrangheta non la si può fare solo con le azioni della magistratura ma deve essere debellata in ogni sua forma culturale, iniziando proprio da quei riti religiosi che di religioso non hanno nulla!

Vergogna, Vergogna, Vergogna a Voi uomini di “poca fede”!!!

Ora resterà impresso in noi uomini onesti quell’uomo, quel carabiniere che anche se ha fatto solo il proprio dovere, resta un esempio di vita, di legalità e rende onore alla divisa e all’ Arma dei Carabinieri e se in quel piccolo paese di Oppido Marmertina ci fossero altri Andrea Marino certamente la statua della madonna non avrebbe fatto quell’inchino maledetto!!!

http://www.stampacritica.it/Primo_Piano/Voci/2014/7/15_Linchino_davanti_alla_casa_del_boss.html