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Gli Onn. Cristian Iannuzzi e Federica Daga intervengono sul “caso” di Luigi Coppola e dei Testimoni di Giustizia . 4-04312 CAMERA – ITER ATTO

ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04312

Dati di presentazione dell’atto

Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 203 del 02/04/2014

Firmatari

Primo firmatario: IANNUZZI CRISTIAN
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 02/04/2014

Elenco dei co-firmatari dell’atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 02/04/2014
Destinatari

Ministero destinatario:

  • MINISTERO DELL’INTERNO
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL’INTERNO delegato in data 02/04/2014

Stato iter:

IN CORSO

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04312

presentato da

IANNUZZI Cristian

testo di

Mercoledì 2 aprile 2014, seduta n. 203

CRISTIAN IANNUZZI e DAGA. — Al Ministro dell’interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
Luigi Coppola, nato a Boscoreale (NA) nel 1965, è un imprenditore che con le sue coraggiose denunce e deposizioni, tra il 2001 ed il 2007, ha permesso l’arresto di oltre trenta estorsori ed usurai, di cui ventitré condannati in via definitiva nel 2009 per associazione di tipo mafioso. I condannati erano appartenenti al clanPesacane di Boscoreale, al clan Cesarano di Pompei ed al clan Gionta-Limelli di Torre Annunziata;
le dichiarazioni di Luigi Coppola sono state utili allo Stato anche ai fini dello scioglimento del consiglio comunale di Boscoreale per indizi di infiltrazioni mafiose, di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 26 gennaio 2006 in conformità all’articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000;
nel 2002, in seguito alle sue denunce, gli è riconosciuto lo status di «testimone di giustizia» con l’inserimento, assieme alla sua famiglia, nel programma di protezione testimoni. Tra numerose traversie, minacce, ed intoppi nel programma di protezione, il Coppola viene trasferito in un’abitazione in Piemonte, poi nelle Marche e poi ancora in Veneto per far rientro a Pompei nel 2007;
come racconta lo stesso Coppola, al suo rientro a Pompei nessuno volle più comprare automobili nella sua concessionaria. Si trovò assieme alla sua famiglia in uno stato di totale isolamento, dovette assistere alla raccolta di petizioni, dirette al sindaco ed alle altre istituzioni di Pompei, che richiedevano il suo allontanamento dal comune, essendo la sua presenza considerata «destabilizzante»;
nel gennaio 2010 la commissione centrale del Ministero dell’interno notifica al Coppola la decisione di revoca, seduta stante, della scorta e della vigilanza fissa sotto la sua abitazione, deliberando «di non prorogare le speciali misure di protezione nei confronti del testimone di giustizia e del suo nucleo familiare» visto che «gli impegni giudiziari sono da tempo terminati» e che il pericolo è cessato in quanto le persone denunciate sono detenute. L’imprenditore presenta subito un ricorso al Tar, e se la revoca della scorta si ferma, la vigilanza viene subito rimossa;
nell’agosto 2010 il Coppola deve lasciare l’abitazione dove era in affitto e dichiara di non aver trovato più nessuno disposto ad affittargli o vendergli casa. Si è visto costretto ad alloggiare in un albergo in zona, pagando per tutta la famiglia 3000 euro al mese. Non riuscendo a sostenere i costi successivamente incorrerà in una ingiunzione di sfratto per morosità;
sebbene abbia ricevuto contributi economici ed una ricapitalizzazione, ad oggi il Coppola con la sua famiglia si ritrova in uno stato di totale indigenza non essendo riuscito a ricostruirsi una stabilità socio-economica e non avendo più sostentamento economico di alcun tipo. Vive ospitato temporaneamente a Pompei con i familiari in un locale privo di agibilità e dei requisiti igienici essenziali. A maggio, inoltre, la citata abitazione sarà ristrutturata interamente ed il Coppola nuovamente non avrà un alloggio;
lunedì 30 gennaio 2012 il deputato Ignazio Messina già presentò una interrogazione a risposta in Commissione (ac 5-06031) e il sottosegretario di Stato al Ministero dell’interno pro tempore Carlo De Stefano affermò di conoscere bene la situazione e, che il Coppola, oltre ad aver beneficiato di tutte le misure previste dalla legge sui testimoni di giustizia aveva ottenuto anche un contributo straordinario;
i testimoni di giustizia sono cittadini incensurati che coraggiosamente hanno deciso di rendere testimonianza alla magistratura dando un prezioso contributo alla sicurezza dello Stato ed un aiuto nella lotta alla criminalità. L’importanza del loro ruolo è stata riconosciuta espressamente dalla legge 13 febbraio 2001, n. 45, prevedendo misure di protezione fino all’effettiva cessazione del pericolo esistente per il testimone stesso e per i suoi familiari, nonché misure volte a garantire un tenore di vita personale e familiare non inferiore a quello preesistente l’ingresso nel programma di protezione;
i testimoni di giustizia italiani sono circa 70 e non sono casi isolati quelli in cui gli stessi vivono in uno stato di totale indigenza e che non riescono più a ricostruirsi una vita. Molti affermano infatti di sentirsi abbandonati dallo Stato. I programmi per i testimoni presentano forti criticità e la parte forse più problematica sembra infatti essere quella del reinserimento socio-lavorativo;
la tutela dei testimoni di giustizia deve essere priorità per le la dignità delle istituzioni di uno Stato sovrano e democratico –:
se non si ritenga, tenuto conto anche del fatto che diversi soggetti condannati a seguito delle dichiarazioni del Coppola sono in procinto o già hanno finito di scontare le pene detentive loro inflitte, si possa costituire un grave ed imminente pericolo di vita per Luigi Coppola e la sua famiglia e, se e quali misure si intenda mettere in atto per salvaguardare la sua incolumità;
date le numerose criticità riscontrate, se e quali iniziative, anche di natura normativa, si intendano attuare per riorganizzare la materia dei testimoni di giustizia per fare sì che i denuncianti di eventi gravemente criminosi, siano tutelati dallo Stato adeguatamente sia durante l’ iter giudiziario che durante tutto il percorso di reinserimento sociale e lavorativo.
(4-04312)