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Da Camera di Giustizia: allarme legale, di Nicola Cioffi

Napoli, 28 Gennaio 2009

Succede qui, in Italia. Legalità. Ma di che parli? Prelevando a caso
negli ultimi due anni.
Rappresentazione De Magistris. Atto 232001.
È fin troppo noto (ai pochi non fuggenti) che il P. M. De Magistris, in
quel di Catanzaro, ha investigato – mesi orsono – nel magma della
diffusissima corruzione, fenomeno che, oltre ad investire,
trasversalmente, tutti gli ambienti: è un collante formidabile, il più
delle volte tacitamente steso con una infinità di pennelli, e quindi a
più e più mani.
Viene anche chiamato industrializzazione del crimine. Magistrati di
rango e non, politici di ogni taglia e fattura, imprenditori con
storie amorali e senza scrupoli; rappresentanti di istituzioni che
fanno da sponda coagendo, sono stati portati al pubblico (spero)
ludibrio.
Il Dr. De Magistris è stato subito calmato e trasferito. Dagli stessi
suoi colleghi, titolari di tale potere.
Rappresentazione. Atto 232002.
Il dottore, ormai non più requirente, non ci sta. Percorre tutte le
tappe endoprocessuali, per così dire, ma, i suoi colleghi, seduti su
scranni più alti e robusti, rigettano, con rigido cipiglio, i suoi
reclami.
E così, come un comune cittadino, denuncia alla Procura della
Repubblica di Salerno, unica competente a ricevere le sue
querele/denuncie, i fatti (ed i responsabili di questi) di cui si
ritiene vittima. A questa Procura si rivolgono anche (per la dedotta
competenza) alcuni illustri suoi indagati: Magistrati, burocrati,
imprenditori, politici. Tutti di rilievo (rilievo perché detentori di
potere).
Rappresentazione. Atto 232003.
I Magistrati di Salerno, inquirenti e giudicanti; e dunque nell’unica
sede, istituzionalmente deputata, riconoscono infondate le denuncie
degli investigati indagati e quindi, specularmente, corretto, il
comportamento e gli atti del P. M. De Magistris.
Rappresentazione. Atto 233004.
Nell’ambito delle indagini, a seguito degli esposti di De Magistris.
Il Procuratore Capo della Repubblica (sempre di Salerno) Dr. Apicella,
con i delegati P. M. Nuzzi e Varesani, assunto che da Catanzaro non
consegnano, a ciò obbligati, documenti vari, nonostante ripetuti
inviti e diffide (ben sette) per circa un anno, dispone il sequestro
(fatto mai accaduto) dei documenti richiesti presso gli inquirenti di
Catanzaro.
Gli altissimi, di grado e funzione, degli uffici giudiziari di
Catanzaro, invece di ricorrere, appunto con i reclami endoprocessuali,
come il comune cittadino, dispongono deliberatamente, privi di ogni
potere, non sorretti cioè da alcuna norma, il contro sequestro dei
documenti.
Rappresentazione. Atto 232005.
Da un lato, scandalo di spaventose dimensioni, da altro, conferma che,
anche se pochi, vi sono, dappertutto, Magistrati corrottissimi e, da
altro lato ancora, fatto di una gravità ancora più estrema e, forse,
ormai definitiva, quanto a soglia, i Magistrati di Catanzaro
coscientemente, deliberatamente, impudentemente, si autosequestrano i
documenti, al fine, si assume da più parti, di paralizzare il
sequestro di Salerno.
Rappresentazione. Atto 232006.
Mosse e contromosse sullo scacchiere politico, su quello della
Magistratura e su quello delle altre istituzioni, il tutto attraversa
il filtro/ottica degli opinionisti di spessore, infatti, non si
smuovono e caracollano dalla carta ai salotti video, forti, robusti e
sicuri per l’appartenenza, comunque, al potere per i conseguenti
benefici economici, molto congrui, che li sottrae agli angosciosi
morsi delle ore 13 e delle ore 21 che, di solito, banalizzano la vita
del singolo componente del gregge che pascola l’Italica terra.
La mossa prima ed inderogabile, tattica e strategica nello stesso
tempo, quindi raffinato concepimento, è: state calmi, si tratta solo
di “guerra tra bande”. Tanto afferma, più volte, un segretario
politico ed anche altri del Palazzo.
Altra mossa, l’intervento deciso ed autorevolissimo proveniente dal
competente, che più competente non si può, e cioè dal Consiglio
Superiore della Magistratura che governa appunto i Magistrati
nell’ambito dell’ordinamento giudiziario. Si tratta di un intervento
immediato e cautelare. Appunto: cautelare, Apicella (salvi i suoi
diritti di impugnativa) viene sospeso dal ruolo e dall’assegno cioè lo
stipendio, i due P. M. Nuzzi e Varesani, allontanati dalla sede e dalle
funzioni (sempre cautelarmente).
Ricordo che si tratta del sequestro di documenti relativi alle
indagini eseguite dal P. M. De Magistris. I requirenti di Catanzaro, ma
solo alcuni, vengono, sempre cautelarmente, allontanati dalla sede e
dalle funzioni ma i P. M. Salvatore Curcio e Domenico De Lorenzo. No.
Essi continueranno ad investigare ciò che investigava De Magistris.
È vero, alcuni documenti saranno cogniti (un giorno) dai futuri P. M.
Salernitani, allorquando incaricati e dopo che avranno, a loro volta,
studiati gli atti. Tantissimi.
Un giorno.
Però, prima di questo provvedimento emesso il 19.01.2009 dal CSM.
Il Tribunale del riesame di Salerno, in data 9.01.09, unico a ius
dicere sulla legittimità degli atti e modalità del sequestro, quale
disposto ed eseguito, Tribunale al quale si erano, appunto, rivolti
gli inquisiti di Catanzaro (deflagrazione non riportata da tutta la
stampa) nel contempo ha emesso ordinanza, rigettando le richieste
degli inquisiti, salvo una richiesta del tutto marginale, sancendo
così la legittimità e legalità dei Magistrati Salernitani.
Il CSM ignora il competente Tribunale del Riesame, ed indifferente a
tutte le norme, anche costituzionali vigenti, infligge, sempre
cautelarmente, le ingiuste sanzioni.
Nel frattempo sono insorti ben 25 magistrati (quasi tutti) del
Tribunale di Salerno i quali hanno steso e sottoscritto un documento
che definire allarmante sarebbe eufemistico.
Nel frattempo sono insorti ben 25 magistrati (quasi tutti) del
Tribunale di Salerno i quali hanno steso e sottoscritto un documento
che definire allarmante sarebbe eufemistico.
Nel frattempo sono insorti ben 25 magistrati (quasi tutti) del
Tribunale di Salerno i quali hanno steso e sottoscritto un documento
che definire allarmante sarebbe eufemistico.
Ma sono insorte anche numerose associazioni della società civile, e,
va detto, anche moltissimi coraggiosi Magistrati. SI SPERA CHE SI LEVI
QUANTO PRIMA, ALTA COME AL SOLITO, LA VOCE DELL’INTERA AVVOCATURA
L’ITALIANA, così come si confida nelle reazioni, in tutte le sedi,
ordinarie ed amministrative dei Magistrati Salernitani.
Rappresentazione. Atto 232007.
L’attuale Capo dello Stato Repubblicano Italiano, Giorgio Napolitano,
è intervenuto tempestivamente il giorno dei sequestri, rectius, il
giorno dell’ONTA, chiedendo visione di atti e notizie in merito,
invocando saggezza ed equilibrio. Egli, come dice la Costituzione, è
il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura come anche
delle forze armate. Il motivo non può sfuggire. Non si è capito, però,
se il suo altissimo intervento sia stato da Capo dello Stato o da
Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Il cittadino, componente del gregge, sconcertato ed intimorito perché
non capisce, confida in altro ed alto Suo urgentissimo ulteriore
significativo intervento.
Anche, perché, i media, stranamente di accordo, tacciono. Silenzio
pesantissimo.
Rappresentazione. Atto 232008.
Sentenza n.2066/2009 emessa dalla V Sezione Penale della Corte di
Cassazione, significativa – tratto dal sito:
www. studiocataldi. it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_6516. asp –
Data: 21/01/2009 – Autore: Roberto Cataldi:
“La Cassazione mette un freno alle critiche feroci rivolte ai
magistrati. Secondo la Corte una critica anche aspra nei confronti dei
provvedimenti delle toghe può considerarsi lecita ma non deve mai
arrivare all’eccesso con effetti dannosi “per la serenità dei soggetti
implicati e la definizione dei procedimenti trattati”. La Corte in
particolare si è occupato del caso di due avvocati che avevano inviato
al vicepresidente del Csm, al ministero della Giustizia e al
presidente del Tribunale di Torre Annunziata un esposto in cui
definivano ”odiosi e disumani” i provvedimenti adottati da un
magistrato di sorveglianza che aveva negato ad un loro cliente agli
arresti domiciliari di partecipare alla veglia funebre per la morte
del padre. I due avvocati erano stati condannati in primo grado per
diffamazione. In appello, la Corte territoriale, li assolveva dal
reato di diffamazione ma ravvisava comunque nella loro condotta gli
estremi ”dell’eccesso colposo nell’esercizio del diritto di critica
per il superamento del limite della continenza per l’imprudenza dovuta
allo stato emotivo”. Contro il provvedimento i due avvocati si sono
rivolti a Piazza Cavour sostenendo tra le altre cose che le loro
critiche erano rivolte ”all’iniquo provvedimento” e non al
magistrato. La Corte (quinta sezione penale, sentenza n.2066/2009) ha
respinto il ricorso sottolineando che ”non c’è dubbio che i
provvedimenti giudiziari possono essere oggetto di critica, anche
aspra, in ragione della opinabilità degli argomenti che li sorreggono,
ma non e’ lecito trasmodare in critiche virulente, concretanti il
dileggio di colui che li ha redatti”. Anche perché, spiega la Corte,
”il diritto di critica, proprio per il limite che gli e’
coessenziale, non deve farsi strumento di livore, né tradursi in
censura rancorosa, bensì costituire espressione di meditato pensiero,
che ne filtri le istintive e facili asperità”. Nella lettera dei due
legali, annota la Corte, si criticava il provvedimento del magistrato
tacciato come ”odioso, disumano, sconcertante e gratuitamente
contrario al senso di umanità”. Queste parole, secondo Piazza Cavour
sarebbero andate oltre il diritto di critica con il risultato che un
comportamento di questo tipo ”gioverebbe solo ad elevare il tasso di
conflittualità nella dialettica processuale, con esiti perniciosi per
la serenità dei soggetti implicati e la definizione dei procedimenti
trattati”. ”
Rappresentazione. Atto 232009.
Sul “Corrierone” abbiamo letto, fino al dicembre 2008, quasi tutti gli
articoli – a firma Carlo Vulpio – sulle vicende, squallide ma
pericolosissime per la democrazia, accadute nella Patria del Diritto,
l’Italica terra, oggetto di indagini di De Magistris note come: a)
Indagine Poseidon; b) Way Not; c) Toghe lucane.
Ne abbiamo apprezzato lo stile, la non faziosità, la pacatezza
espositiva ma, e principalmente, la possibilità data al lettore di
scindere il fatto dal commento. Analisi rarissima in molti nostrani
giornalisti sistemisti, perché completamente integrati nel nostro
sistema, ormai termini di paragone in più paesi del mondo, e non solo
occidentali. Orbene, quasi tassello di un superiore disegno, potrebbe
essere letto da qualche malevolo, l’invito/ordine del Direttore del
“Corrierone” (che continuo a comprare) all’ottimo Vulpio di non
occuparsi più delle vicende Catanzaresi.
È cosi Carlo Vulpio si è aperto un suo blog (www. Carlovulpio. it) e
non smette di scrivere, e di scrivere bene, sul contenuto dei tre
pentoloni: Wai Not, Poseidon e Toghe lucane e sulle terrificanti
azioni arginatorie da parte di taluni pompieri, più che interessati.

Segue Parte Seconda

di Nicola Cioffi, avvocato