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Le intercettazioni. Una montagna di menzogne per zittire magistrati e giornalisti

Un’indigestione di menzogne

La storia delle intercettazioni delle inchieste di De Magistris e del cosiddetto archivio del consulente Gioacchino Genchi, strumentalizzata per poter varare, attraverso il decreto sulle intercettazioni, la mordacchia a magistrati e giornalisti – sottraendo ai primi in controllo della polizia giudiziaria e sventolando dinanzi ai secondi lo spauracchio di galera e multe salatissime

“Ripeti una menzogna cento volte di seguito, convinci altri a ripeterla, e questa diventerà la verità”. La storia delle intercettazioni delle inchieste di De Magistris e del cosiddetto archivio del consulente Gioacchino Genchi, strumentalizzata per poter varare, attraverso il decreto sulle intercettazioni, la mordacchia a magistrati e giornalisti – sottraendo ai primi in controllo della polizia giudiziaria e sventolando dinanzi ai secondi lo spauracchio di galera e multe salatissime – somiglia moltissimo a questo assioma. E anche i migliori, a voler dare credito a giornali, commenti politici, silenzi pelosi e dubbi fumosi, a quanto pare stanno abboccando all’amo di chi ha preparato, e sta continuando a condire, questa minestra avvelenata.

Sembra che vecchie vicende simili non abbiano insegnato niente. Si è completamente dimenticato quanti veleni sono stati sparsi durante l’inchiesta parlamentare Mitrokhin, quante falsificazioni siano state seminate, quante carte false siano state distribuite e quante false accuse, alla fine, siano finite nel nulla. E chi aveva le responsabilità di controllo si è dimenticato di chiedere a chi di dovere che fine abbiano fatto i falsificatori. E citiamo solo i veleni della Mitrokhin come esempio che accomuna molte vicende simili, cresciute prima come vesciche di indignazione e poi finite in bolle di sapone. Anche per i responsabili delle strumentalizzazioni, che non hanno mai pagato.

Quello che sembra manchi, alla classe politica, ma non solo a quella, è la memoria. Eppure è proprio dalla memoria che potrebbero venire le lezioni utili. L’utilizzo della manipolazione della verità e della menzogna ripetuta e utilizzata per gestire i media e, attraverso i media, l’opinione pubblica, in modo che il potere politico possa approfittarne, nasce all’inizio del secolo scorso, nella seconda decade del 1900, negli Stati Uniti, ad opera Edward Bernays. Personaggio interessante ma anche inquietante, nipote di Sigmund Freud (la madre è la sorella dello psichiatra più citato del mondo, e il padre il fratello della moglie di Freud), poi passato alla storia come l’inventore degli “spin doctor”, vale a dire i responsabili dell’immagine dei politici, ma anche i grandi manipolatori della propaganda. E’ dall’incontro di Bernays con un giornalista americano che poi diventerà famosissimo, Walter Lippman, l’uomo che con i suoi “faccia a faccia” decretava chi dovesse essere, tra due contendenti, il presidente degli Stati Uniti, che nasce la manipolazione scientifica della verità e dell’opinione pubblica.

Lippman, allora, viene assunto dal presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson presso il sottosegretariato alla guerra, con un compito specifico: quello di convincere gli americani ad accettare l’ingresso in guerra al fianco degli inglesi. E’ lui a chiamare Bernays e a creare con lui una coppia vincente: il giornalista in grado di utilizzare i media, lo studioso di Freud in grado di utilizzare le peggiori pulsioni umane. Con una differenza tra i due: che mentre Lippman, dopo l’ingresso in guerra degli Stati Uniti sull’onda di una spinta popolare inferocita, lanciò grida di allarme contro quella che definì la manipolazione della democrazia, sottolineandone il grande pericolo, Bernays mise in pratica fino in fondo le proprie teorie nel commercio e nella pubblicità facendo montagne di soldi. Suo fu il progetto, durato mezzo secolo, che coinvolgeva l’Associazione dei medici americani, e che convinse la gente che le sigarette facevano bene alla salute. E non a caso Goebells, ministro della propaganda id Hitler, usò i testi e le teorie di Bernays per convincere il popolo tedesco a sostenere le leggi razziali che hanno portato all’Olocausto.

Anche questo fa parte della memoria dimenticata. Da tutti fuorché, a quanto pare, da coloro che continuano a utilizzare le tesi di Bernays: E che continuano a spargere fumo, veleni e, spesso, menzogne. Come quella degli oltre 300 mila intercettati da Genchi, il consulente di De Magistris (e di molte Procure) già vice questore a Palermo. Perché Genchi è un analista di tabulati, e quindi non si occupa di intercettazioni. Perché il numero dei tabulati a cui ha lavorato in questo caso è inferiore a mille. Perché l’archivio delle vergogne di cui parla Belusconi, ma a cui abbocca anche Francesco Rutelli, presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, non contiene intercettazioni, ma tabulati analizzati dall’ex vice questore nelle decine di consulenze fornite ad altrettante procure su altrettanti casi, molti di mafia. Ma, forse, basta ripetere centinaia di volta le parole “intercettazione” e “archivio delle vergogne” perché la gente ci creda e il ministro della Difesa Ignazio La Russa possa annunciare che il Pacchetto Giustizia, e quindi anche il provvedimento sulle intercettazioni, saranno portati al primo consiglio dei ministri di febbraio. A giorni, insomma.

Intanto, va avanti, nel silenzio delle opposizioni, quando non addirittura con la compiacente approvazione, il repulisti generale. Cacciato De Magistris. Silenziati i magistrati di Catanzaro. Cacciati i magistrati di Salerno che indagavano su quelli di Catanzaro. Cacciato il consulente Genchi con tutte le sue scomodissime analisi, che arrivano a toccare notabili politici, uomini dei servizi segreti già coinvolti in altri marciumi, oltre che nello spionaggio Telecom, annullata, almeno per ora, la ricerca del parlamentare che aveva distribuito a parenti e amici un centinaio di schede Sim a suo nome, e quindi non controllabili che, però, attraverso altri incroci, sarebbero state in contatto con personaggi loschi e inquietanti. Silenziato anche l’inviato del Corriere della sera Fabio Vulpio che, a quanto racconta nel suo blog, non può più occuparsi dell’inchiesta.

Bilancio: tre Procure (Catanzaro, Salerno, ma anche quella lucana, coinvolta in una delle inchieste) a pezzi. Uscita sui giornali di decine di nomi che con le inchieste non c’entrano assolutamente nulla. Ultimo round affidato alla Procura di Roma. Tutto questo mentre, seguendo le regole, i vari gradi della magistratura continuando il loro iter di giudizio danno ragione a De Magistris, affermando che le sue inchieste sono state corrette, e forniscono copertura anche ai magistrati di Salerno, che invece ministro e Csm hanno condannato.

E c’è ancora chi tenta di spacciare tutto quello che è accaduto e che sta accadendo per una porcata di De Magistris? Che dire? Buon appetito. Ma attenti alle indigestioni.
Andrea Santini

(trato da www.aprileonline.info)