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Un altro colpo alla Giustizia: Berlusconi vuole limitare le intercettazioni

Intercettazioni, Berlusconi alla disperata

I berlusconiani, dopo il via libera dato dal premier, montano ad arte il caso Genchi per far passare, nel disegno di legge sulle conversazioni telefoniche, la linea più restrittiva possibile. L’offensiva produce i primi risultati: l’allineamento di Casini e l’accordo su un emendamento chiave. Mercoledì si inizia a votare

Il tempismo è perfetto, da cinico predatore della politica. Silvio Berlusconi tenta di districare la matassa delle intercettazioni, in mezzo alla quale la sua maggioranza langue dal giugno scorso, cogliendo al volo l’occasione offerta dal caso di Gioacchino Genchi, il consulente del pubblico ministero Luigi De Magistris. A Genchi, spalla informatica del magistrato delle inchieste “Why Not” e “Poseidon”, viene addebitato l’allestimento di una sorta di archivio digitale costruito con le utenze degli intercettati. Del caso si sta occupando anche il Copasir, il nuovo comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti, presieduto da Francesco Rutelli.

Oggi è stato un bailamme di dichiarazioni, in cui Genchi, tirato in causa a più riprese, non ha mancato di rispondere per le rime. Il via l’aveva dato, in ogni caso, ieri (domenica) il presidente del Consiglio nel corso di un comizio a Cagliari: “Le ultime vicende hanno dimostrato come queste intercettazioni siano una ferita inaccettabile della privacy, della sicurezza, della libertà dei cittadini. Si parla di centinaia di migliaia di persone sotto controllo per tempi lunghissimi”. Berlusconi ha definito la vicenda “il più grande scandalo della Repubblica”. Era qualche giorno, in realtà, che il suo capogruppo alla Camera (e membro del Copasir) Fabrizio Cicchitto batteva sul tasto. La questione era nota da mesi, ma Berlusconi ancora non si era pronunciato.

L’aveva tenuto, evidentemente, come asso nella manica. Solo quando ha visto, la settimana scorsa, che Lega nord e Alleanza nazionale si stavano rivelando degli assi veramente duri, e che il disegno di legge sulle intercettazioni stava rischiando di uscire dai binari che aveva provato a imporre (pulitura vigorosa della lista dei reati per cui il pm può ascoltare le telefonate), allora si è buttato a pesce: mercoledì si iniziano a votare, in commissione, gli emendamenti al ddl e un caso del genere, montato e gonfiato ad arte e in tempo, può aiutare a dissuadere gli alleati più riottosi.

La squadra parlamentare l’ha seguito. Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato, è stato vigoroso come al solito: “E’ uno scandalo di enorme portata, che dimostra come all’interno dello Stato ci fossero delle cellule impazzite che avevano costituito un vero e proprio antistato”. Poi, addirittura: “Il signor Gioacchino Genchi invece di dare consigli alle persone perbene si rechi volontariamente in Procura, o meglio ancora in un carcere a sua scelta perché ciò che lui e i suoi mandanti hanno fatto e’ di una gravità inaudita”. Cicchitto sta pensando alla commissione d’inchiesta: “Se dopo gli accertamenti emergesse che ci sono tabulati che, oltre a membri dei servizi, coinvolgono anche parlamentari, magistrati, ministri e agenti della Guardia di Finanza, l’indagine esulerebbe dai compiti del Copasir. In tal caso il Copasir ne parlerà con i presidenti delle Camere Schifani e Fini. La commissione è un’ipotesi che va verificata”.

Massimo Donadi, capogruppo dell’Italia dei valori alla Camera, l’ha detto chiaro e tondo: “Quello denunciato da Berlusconi non è il più grande scandalo della Repubblica ma una bufala con il solo scopo di favorire una legge insensata e criminale”. Il Partito democratico, con capogruppo in commissione Giustizia Donatella Ferranti, ha fatto notare la sospetta discordanza tra le opinioni di Berlusconi e quelle del suo Guardasigilli: “Stupisce che poco più di una settimana fa il ministro Alfano, rispondendo a un nostro question time alla Camera sulla legittimità dell’archivio Genchi, sosteneva che l’acquisizione dei dati nell’ambito di una consulenza tecnica è consentita e l’uso dei dati è legittimo solo in virtù di provvedimenti dell’autorita’ giudiziaria e nel rispetto delle regole del codice di rito. Il ministro ribadiva inoltre che il consulente Genchi, al pari di qualsiasi altro ‘tecnico’, poteva acquisire dati, su incarico dell’autorità giudiziaria, mantenendo ovviamente il segreto d’ufficio sul contenuto. In sintesi: Alfano nella risposta ai deputati del Pd non ha denunciato comportamenti illegittimi riferibili all’acquisizione di dati da parte del dottor Genchi ed era consapevole che si trattava esclusivamente di dati relativi a tabulati telefonici e non ad intercettazioni di comunicazioni”.

Genchi stesso, ex funzionario di polizia che ancora riceve, in virtù di un incarico sindacale, i contributi e si è dato alla consulenza delle procure con la “Centro servizi informatici srl”, ha passato tutta la giornata a difendersi orgogliosamente. Sostiene che di archivi con intercettazioni non esistono, e che lui non ha “mai svolto una sola intercettazione né legale, né illegale” che, oltretutto, ha ricordato, “è già punita per legge con l’aggiunta di una aggravante se a farlo sono dei pubblici ufficiali”. Per Genchi, “la confusione non nasce solo da una carenza di conoscenze professionali e tecniche di chi la fa; ma viene proprio dalla volontà di mistificare e di denigrarmi. L’analisi dei dati di traffico telefonici, che incrociano le risultanze processuali dove vi sono sequestri e dichiarazioni di testimoni, è cosa assolutamente diversa”. Genchi, insomma, sostiene di essersi limitato ad analizzare le chiamate.

Ma l’offensiva del Popolo della libertà, a quanto pare, sta producendo i primi risultati. Il primo è l’allineamento dell’Udc, che con il leader Pier Ferdinando Casini ha fatto sapere di concordare con il premier sul capitolo intercettazioni: “Credo che Berlusconi abbia detto molte cose giuste”. Il secondo è che sul disegno di legge sta passando la linea dei falchi, su più parti. Il capogruppo del Pdl in commissione, Enrico Costa, ha confermato che sull’emendamento che restringerà il campo di applicazione solo alla presenza di “gravi indizi di colpevolezza” c’è l’accordo di tutta la maggioranza.
Andrea Scarchilli

(tratto da www.aprileonline.info)