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Se in Italia le mafie stanno diventando padrone di tutto, le responsabilità sono tutte politiche e di ogni cittadino. Il caso scandaloso del Prefetto di Roma che dice che… a Roma non c’è emergenza criminale… la situazione

Quando la politica vuole, la lotta alle mafie si può fare seriamente.

Noi ci siamo sforzati sempre di essere obiettivi e mai faziosi, condannando, quando è necessario, chiunque, senza parteggiare per l’uno o per l’altro, ma anche esaltando le azioni di quanti meritano di essere esaltati.

Abbiamo accolto con gioia la decisione assunta dal Consiglio provinciale di Roma di costituirsi parte civile in tutti i processi che da oggi in poi si faranno contro i mafiosi nella provincia romana.

Vorremmo, però, che la stessa decisione fosse assunta anche dal Comune di Roma, dalla Regione Lazio e da tutte le altre amministrazioni comunali e provinciali della regione.

Cosa che, purtroppo, non è avvenuta, non avviene e nemmeno avverrà.

Non vogliamo apparire ripetitivi nel sostenere che il problema della lotta contro le mafie è tutto politico.

Il terrorismo, senza il sostegno della politica, fu distrutto in brevissimo tempo.

Così non è per le mafie che, come giustamente rileva il Procuratore Scarpinato, insieme alla corruzione, sono spesso costitutive del potere (v. ”Il ritorno del Principe”).

Mafie e potere che si sovrappongono, si confondono, per diventare la stessa cosa.

Questo sul piano generale.

Poi ci sono le sensibilità a livello individuale che riguardano, quindi, i singoli.

Laddove, infatti, ci sono persone sensibili, non corrotte, pensose del bene comune, come Zingaretti alla Provincia di Roma, l’ex Prefetto Frattasi a Latina e qualche altro ancora, i segnali arrivano.

Forti.

Il problema è che di queste persone se ne trovano poche e quasi tutte sono destinate ad una fine non di certo esaltante.

Come nel caso di Beppe Lumia in Sicilia, messo fuori dalla lista del PD alla Camera dei Deputati nell’isola e, solo dopo le proteste delle associazioni antimafia, recuperato in quella del Senato, di Luisa Laurelli, sempre del PD, alla Regione Lazio, unica vecchia consigliera uscente e non ricandidata, Lorenzo Diana, anch’egli del PD, in Campania e così via.

Tutti segnali inquietanti che la dicono lunga sulla reale volontà della partitocrazia di combattere le mafie.

Auguriamo a Zingaretti di non subire lo stesso trattamento.

L’ex Prefetto Frattasi di Latina, dopo l’inchiesta fatta su Fondi, come si sa, è stato rimosso e trasferito al Ministero dell’Interno.

A Roma in questi giorni, dopo la catena di omicidi che tutti sanno, c’è stato un forte segnale di allarme da parte della Procura Nazionale Antimafia e del Procuratore Grasso in persona sull’invasività delle mafie diventate padrone dell’economia della capitale e di interi quartieri e, contemporaneamente, abbiamo dovuto registrate le sconcertanti dichiarazioni di un Prefetto, quello attuale, che sostiene che… ”la situazione della criminalità non desta preoccupazioni… ecc. ecc. ”.

In altri tempi ed in una diversa situazione politica e sociale quel Prefetto sarebbe stato rimosso e trasferito in 24 ore.

Oggi, purtroppo, tutti zitti; non un manifesto di protesta, non una mozione o un’interrogazione in Parlamento, nella Regione e così via, quasi a dire “siamo d’accordo con lui, è così “.

Vergogna!

Quello che sconcerta di più in tutta questa situazione di degrado sono l’indifferenza e l’inerzia della gente, dei cittadini comuni, di quelli onesti, che non solo non si impegnano, non vengono a darci una mano nella battaglia contro le mafie, ma che non chiedono nemmeno conto alle persone da loro votate dei loro “silenzi”.

“Napoli siamo noi”, ha scritto Giorgio Bocca.

La mafia siamo noi?, ci domandiamo in continuazione.

Corpi inerti, morti, che non sentono più l’obbligo morale e civile di reagire di fronte ad una deriva che sta portando l’intero Paese al baratro.

Nemmeno sensibili al discorso che riguarda l’avvenire dei propri figli, ai quali si rischia, continuando così, di consegnare un Paese criminale e senza più avvenire.

Un Paese disperato, senza lavoro, assoggettato alle mafie, affamato perché dove c’è la mafia non c’è sviluppo economico in quanto gli imprenditori sani non vi andranno mai ad investire i propri capitali.

Se ci sono le mafie in Italia, le responsabilità sono tutte politiche e di ognuno di noi.