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Pdl è rottura. I finiani fuori dal PDL: uno sconvolgimento politico che potrebbe avere ripercussioni positive sul piano della lotta al malcostume ed alle mafie

Pdl è rottura, Berlusconi: Fini lasci la Camera. La replica: Non mi dimetto
Il premier: “Tolto un peso, come con Veronica”. Il Pd si riunisce per discutere la strategia di adottare

Fini lasci la presidenza della Camera: è venuto meno il suo ruolo di garanzia. Anche se una eventuale iniziativa in tal senso deve venire dai deputati. E’ il presidente del Consiglio in persona Silvio Berlusconi che, al termine dell’ufficio di presidenza del Pdl, ieri sera, ha messo di fatto Gianfranco Fini fuori dal partito dicendo: “E’ incompatibile”. Più tardi è arrivata la replica di Fini su un suo eventuale passo indietro dal più alto scranno di Montecitorio: “Io non mi dimetto, la presidenza della Camera non è nella disponibilità del presidente del Consiglio”.


Fini avrebbe deciso con i suoi di dar vita
, già da questa mattina, a un gruppo autonomo alla Camera che conterebbe su oltre trenta deputati. Non è detto che avvenga invece oggi la definizione del gruppo autonomo al Senato. Contestualmente alla decisione di costituire il gruppo autonomo i parlamentari che aderiranno lasceranno il Pdl.

L’ufficio di presidenza del Pdl “considera le posizioni dell’onorevole Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della libertà, con gli impegni assunti con gli elettori e con l’attività politica del Popolo della libertà”, si legge nel documento approvato a maggioranza nella riunione di ieri sera. “Lasciamo che siano i membri del Parlamento ad assumere iniziative al riguardo”, ha risposto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in conferenza stampa a chi gli chiedeva se ci saranno iniziative da parte del Pdl perché Fini lasci la presidenza della Camera, dal momento che in base al documento avrebbe ormai perso il suo ruolo di garanzia.  Berlusconi però garantisce: non c’è nessun rischio per l’esecutivo. Il premier ha ricordato che “abbiamo la maggioranza nel Paese, un ottimo apprezzamento del governo e io ho un gradimento oltre il sessanta per cento”. Il vertice ha inoltre deciso di deferire Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata al collegio dei probiviri del partito. La delegazione finiana a Palazzo Grazioli. Il presidente del Consiglio ha aperto all’ipotesi che i finiani attualmente al governo restino nell’esecutivo.

Per questa mattina il Pd ha convocato un’assemblea del gruppo alla Camera con il segretario Pier Luigi Bersani per discutere la strategia da adottare in aula. Ieri sera aveva detto: “E’ crisi, Berlusconi venga in Parlamento”.

BERLUSCONI: MI SONO TOLTO UN PESO

La faccia, e i toni, con cui Silvio Berlusconi si è presentato ieri sera all’Ufficio di presidenza era molto diversa da quella mostrata nelle ultime ore a tutti i suoi interlocutori. Perché dallo stesso premier che appena ieri mattina tuonava contro il presidente della Camera, spezzando le ali alle colombe che ancora osavano volare, non ci si aspetterebbe una tale botta di sentimentalismo: “Mi si stringe il cuore io non avrei nemmeno voluto partecipare a questo incontro perché questa decisione io non la vivo a cuor leggero. Ma non possiamo andare avanti così”. Un po’ più pragmatiche le parole usate poco dopo con alcuni interlocutori: “Mi sono tolto un peso, come quando ho divorziato“. E anche meno in distonia da quelle pronunciate dopo aver letto l’offerta di “tregua” di Gianfranco Fini, e ancora ieri mattina, incontrando alcuni parlamentari a Montecitorio. “Io quello – era lo sfogo del Cavaliere – non lo voglio più vedere. E’ un traditore. Trovate il modo per cacciarlo”.

(Tratto da Virgilio Notizie)