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Convegno a Viterbo con De Ficchy ed Almerighi

IMPORTANTE CONVEGNO DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE A VITERBO,CON LA PARTECIPAZIONE DI LUIGI DE FICCHY ED IL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI CIVITAVECCHIA MARFIO ALMERIGHI

Il 19 Maggio 2008 presso la sala conferenze della Provincia di Viterbo si è svolto un convegno su “Le infiltrazioni mafiose a Nord del Lazio”.

Al convegno erano presenti, oltre ad una delegazione della nostra associazione i relatori: dr. Almerighi presidente del tribunale di Civitavecchia e Presidente della Fondazione Pertini, il dr. De Ficchy, sostituto procuratore nazionale della Procura Antimafia. , Luigi Daga vice presidente dell’associazione regionale A. Caponnetto.

Ha coordinato il convegno l´avv. Mezzetti, coordinatore della nostra Associazione di Viterbo.

Daga ha relazionato sugli obiettivi della nostra associazione che in primo luogo vuole dare un contributo alla creazione di una catena umana per bloccare ed ostacolare le infiltrazioni mafiose nel Lazio.

C’è la necessità di costruire un blocco sociale senza alcuna presunzione se non quella di supportare le istituzioni in una lotta che, da sempre, appare dura e difficile.

Per incrementare il suo già miliardario fatturato, la mafia ha bisogno di complici perché per operare ha necessità di ottenere permessi, appalti e gestioni ed è in questo senso che il ruolo della politica diventa fondamentale: se non c’è trasparenza nelle amministrazioni pubbliche si lascia uno spiraglio aperto alla mafia.

Chiarissimo, come sempre, l’intervento del dr. De Ficchy che ha sottolineato la necessità di agire in rete così come agiscono le stesse associazioni criminali.

Per quanto riguarda il Lazio, il sostituto procuratore, distingue la regione tra Sud dove la permeazione mafiosa è più radicata mentre al Nord la situazione è, attualmente, meno pesante, ma allo stesso tempo non si può non vigilare e fare prevenzione.

Un’ulteriore distinzione riguarda la provincia di Viterbo, nello specifico tra la costa e l’entroterra, in particolare a Tarquinia è stata registrata la presenza di famiglie rom dedite a reati di usura con collegamenti a famiglie romane.

La vicinanza territoriale di Tarquinia con Civitavecchia ed il suo porto che prevede la progettazione di container per i prodotti provenienti dalla Cina, attualmente scaricati a Napoli e Gioia Tauro, ci allarma perché la costa subirà modificazioni significative da un punto di vista ambientale ed infrastrutturale.

Oggi Civitavecchia è il primo porto crocieristico d’Europa con conseguenti affari ed appalti che meritano attenzione e sorveglianza perché saranno appetibili per la criminalità organizzata; di solito la mafia partecipa agli appalti mettendo in campo aziende e persone insospettabili.

A Civitavecchia e Tarquinia sono in gioco miliardi di euro diventando territorio di grande interesse per i mafiosi che, probabilmente, vorranno partecipare assumendo, così, un controllo del territorio.

La loro presenza sarà discreta e silenziosa, non vedremo morti ammazzati, ma accordi fatti a tavolino che ripartiranno gli appalti, apparentemente, tra ditte che agiscono in totale trasparenza: ciò, di solito, coinvolge la realizzazione delle grandi opere che anziché portare ricchezza recano danni al territorio in termini di infiltrazioni mafiose.

La stessa cosa potrebbe avvenire a Viterbo, quindi anche nell’entroterra, con la realizzazione dell’areoporto considerando le attuali difficoltà per la mafia di raggiungere quei territori carenti di infrastrutture.

I reati maggiormente presenti attualmente nel Lazio sono l’usura e lo spaccio di sostanze stupefacenti.

E’ necessario saper vigilare sul territorio imparando a non vedere la mafia solo come emergenza conclamata perché la vera mafia si muove in silenzio, per questo la nostra attenzione deve andare al di là delle cose visibili e del suo territorio di origine: la mafia oggi porta a casa il 2% del PIL nazionale.

I “negazionisti”, così definisce il dr. De Ficchy, coloro che, nonostante fatti conclamati, fanno finta di niente negando l’evidenza: il negazionismo della politica oggi è disarmante!

Non dobbiamo vedere la mafia solo quando si è radicata su un territorio, ma dobbiamo comprenderne i sintomi unendo negli intenti la società civile e le istituzioni altrimenti fare antimafia sarà troppo tardi.

Particolarmente coinvolgente è stato l’intervento del dr. Almerighi nell’esporre i motivi della sua partecipazione al convegno: l’amicizia con De Ficchy, l’impegno comune con l’associazione regionale Caponnetto ed il ricordo sempre vivo del giudice Caponnetto che ha anteposto a se stesso le istituzioni.

La descrizione particolareggiata di un periodo storico, quello attuale, come epoca infelice dalla quale si percepisce un malessere generalizzato in tutti i settori sociali, un periodo storico nel quale c’è bisogno di respirare un’aria nuova perché c’è troppa insoddisfazione per come viene gestita la cosa pubblica.

Almerighi si chiede se ci sono i negazionisti rispondendosi che negazionismo equivale a collusione.

Per riconquistare la speranza del cambiamento è necessario conoscere il passato e tenerne viva la memoria attraverso la denuncia della disinformazione del nostro paese iniziando dalla cultura delle diversità che non significa lotta agli immigrati, non è così che si risolveranno le situazioni, ma porci il problema di come molte imprese traggono profitto dal lavoro nero.

Fermo restando che chi delinque debba essere punito, aldilà della nazionalità di appartenenza, oggi si blatera sull’aumento delle pene senza considerare che i processi in Italia durano circa quindici anni, in virtù dei tre gradi di giudizio previsti dal nostro sistema giudiziario.

Si inaspriranno le pene, si intensificheranno gli arresti, ma chi veramente pagherà il malfunzionamento del sistema saranno i magistrati.

Il nostro è un paese che ha gli indici di corruzione più alti d’Europa, i “negazionisti” affermano che la mafia è presente solo in due regioni italiane, invece la mafia è in tutta Europa, anzi in tutto il mondo, perché ha capito meglio dei politici che cos’è la globalizzazione: la mafia ha capito di avere il mondo intero a disposizione!

In nessun programma elettorale si parla di giustizia e legalità, ma senza giustizia non c’è democrazia e senza politica non c’è stato, con la globalizzazione si è svuotata la giustizia e la politica.

Come reagire?

Non ci sono ricette: l’unica strada è ricostruire l’uomo.

Infine le conclusioni del convegno mirate al recupero della legalità: una cultura della legalità è tale solo se la si afferma ricostruendo il rapporto tra istituzioni e territorio, tra stato e politica, tra cultura e bisogni umani.

Vanda Schiavi