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Il Fatto Quotidiano, 11 GIUGNO 2020

Ndrangheta, boss e mogli di detenuti al 41 bis con il reddito di cittadinanza: 37 denunce in Calabria

I percettori irregolari sono stati denunciati alla Procura di Palmi dai carabinieri di Gioia Tauro nell’operazione “Jobless Money”. Le violazioni sono emerse dopo che le istanze di richiesta sono state incrociate con i dati acquisiti con le informazioni presenti nelle banche dati in uso alle forze dell’ordine

di Lucio Musolino

Ci sono esponenti di spicco della ndrangheta, condannati per associazione mafiosa e sorvegliati speciali con obbligo di soggiorno. Ma anche donne che hanno omesso di certificare la presenza nel loro stato di famiglia di soggetti condannati all’ergastolo e detenuti al 41 bis.

Sono in tutto 37 le persone finite sotto accusa perché percepivano il reddito di cittadinanza in modo irregolare: sono stati denunciati alla Procura di Palmi dai carabinieri di Gioia Tauro nell’operazione “Jobless Money”.

L’ispettorato del lavoro dei carabinieri ha verificato le istanze presentate dai percettori del reddito di cittadinanza incrociando i dati acquisiti con le informazioni presenti nelle banche dati in uso alle forze dell’ordine. In questo modo sarebbero emerse numerose irregolarità nelle procedure di attestazione e del possesso dei requisiti previsti.

Stando a quando sostengono gli investigatori, il reddito di cittadinanza sarebbe andato a elementi di primo piano della cosca Piromalli-Molé di Gioia Tauro, figure apicali della ‘ndrangheta del mandamento tirrenico e alle mogli di boss che, in quanto tali, si trovano in carcere perché condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso.

La tecnica per beneficiare del contributo statale era quella di omettere alcune informazioni nella domanda come la reale residenza o i componenti della propria famiglia. In questo modo i percettori nascondevano l’effettivo “reddito familiare” e così i carabinieri hanno scoperto come una madre e un figlio, entrambi beneficiari, hanno dichiarato di essere appartenenti a due nuclei distinti seppure, nei fatti, conviventi sotto lo stesso tetto.

Un altro giovane avrebbe modificato l’indirizzo reale di residenza. I carabinieri hanno controllato e a quell’indirizzo corrispondeva un vero e proprio rudere fatiscente, in stato di abbandono e privo di utenze e servizi.

Altri percettori ancora hanno omesso di essere stati condannati alla pena accessoria dell’“interdizione perpetua dai pubblici uffici” e quindi impossibilitati a qualunque beneficio. C’è chi, infine, pochi mesi prima di ottenere il reddito di cittadinanza, aveva acquistato un veicolo nuovo a conferma di un tenore di vita non rientrante nelle categorie destinatarie del contributo statale.

Dai calcoli dei carabinieri, i 37 denunciati (33 italiani e 4 stranieri) avrebbero provocato un danno erariale di 279mila euro. Adesso l’interruzione del reddito di cittadinanza, disposta dal procuratore di Palmi Ottavio Sferlazza dopo la denuncia dei carabinieri nell’ambito dell’inchiesta “Jobless Money”, ha consentito di scongiurare un ulteriore ammanco di circa 134mila e 500 euro che i percettori indagati avrebbero altrimenti incassato.

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