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Mafie: 103 i clan operanti a Roma e nel Lazio. In periferia “nuovi modelli criminali”

Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Mafie nel Lazio del 2018. La mappa delle cosche operanti nel territorio regionale

Redazione

5 Luglio 2019

Sono tante e diverse, tradizionali e autoctone. Continuano a operare in autonomia ma collaborano le une con le altre. E hanno una “regia criminale” per gestire gli affari, soprattutto nella Capitale. Sono le mafie, le organizzazioni criminali e le reti corruttive che da Roma a Latina, da Frosinone fino a Viterbo, continuano a condizionare la vita di cittadini, degli operatori economici e degli amministratori locali.

Lo “scenario criminale complesso” presente nel Lazio é al centro del IV aggiornamento al Rapporto ‘mafie nel Lazio’, il consueto resoconto, documentato, delle principali inchieste giudiziarie portate a termine tra il 1 gennaio e il 31 dicembre del 2018.

Un lavoro reso possibile grazie al robusto e brillante lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine a cui è dedicato questo Rapporto. Il rapporto è stato presentato stamani al WeGil a Roma, dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e dal presidente dell’Osservatorio Sicurezza e Legalità Regione Lazio, Gianpiero Cioffredi. Presenti Gerarda Pantalone, prefetto di Roma, Francesco Gosciu, Capo Centro Dia di Roma, Emma D’Ortona, segretario generale Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma, Nando Dalla Chiesa dell’Universita’ di Milano – Cross.

Sotto la lente di ingrandimento in questa IV edizione – ha dichiarato Cioffredi – ci sono le indagini che hanno indebolito le ramificazioni di Cosa nostra catanese nel Lazio e le sentenze emesse contro il clan Rinzivillo di Gela, attivo anche a Roma. Non solo: nuovi elementi che confermano la graduale stabilizzazione delle cosche di ‘ndrangheta e la pervasiva presenza economica della camorra nella Capitale così come la trasformazione di alcune periferie metropolitane in laboratori di nuovi modelli criminali in cui avviene il contagio del metodo mafioso“.

A quattro anni dalla pubblicazione del primo Rapporto, le carte giudiziarie esaminate permettono di individuare una sorta di regia criminale che in particolare su Roma, permette ai boss di controllare gli affari illeciti e leciti su cui investire. Una situazione che viene costantemente monitorata dagli investigatori che, operazione dopo operazione, provano a decifrare questi accordi, stipulati e rinnovati intorno alla storica pax mafiosa.

Accanto a questa fotografia delle indagini che hanno riguardato ‘Ndrangheta, Camorra e Cosa nostra, un’ampia parte del lavoro è dedicata ai “nuovi modelli criminali” nati nelle periferie di Roma come nel resto del Lazio: si va dai clan, in particolare narcotrafficanti, generati dal tessuto socio-economico romano e cresciuti grazie al contagio del “metodo mafioso“, sino ad una mafia tutta nuova che a Viterbo per alcuni anni ha commesso estorsioni, attentati e incendi.

Sono 103 le “famiglie” – cosche e clan, nonchè consorterie autoctone – che hanno operato e operano in associazione fra loro commettendo reati aggravati dal metodo mafioso e con la finalità di agevolare l’organizzazione criminale di cui fanno parte nel Lazio.

Il dato emerge dal IV Rapporto ‘Mafie nel Lazio’, presentato oggi al WeGil di Trastevere a Roma dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, alla presenza del Prefetto di Roma, Gerarda Pantalone e tu tutti i responsabili delle forze dell’ordine capitolini.

Alla documentazione, il Rapporto affianca alcuni numeri, frutto del monitoraggio dell’Osservatorio: fra gli altri, oltre al numero delle organizzazioni criminali tracciate nelle indagini antimafia negli ultimi 4 anni nel Lazio, anche quello degli indagati per associazione mafiosa nel 2018, che sono 118, mentre gli indagati per associazione finalizzata al traffico di droga sono 965.

Le forze di Polizia hanno sequestrato nel Lazio 4800 chili di droga. I boss gestiscono nella regione business che vanno dal narcotraffico, al riciclaggio, attraverso l’intestazione fittizia di beni e attività commerciali, dall’usura alle estorsioni a danno degli operatori economici della regione.

Un dato significativo per il riciclaggio è quello riguardante le Segnalazioni Finanziarie Sospette pervenute all’ufficio Uif di Bankitalia che arrivano a 9545 (di cui 7943 solo a Roma) collocando il Lazio al terzo posto dopo la Lombardia e la Campania. Tutto questo e molto altro nel Rapporto ‘Mafie nel Lazio’, che quest’anno si rinnova nel formato e per la prima volta sara’ disponibile anche in versione ebook scaricabile e leggibile su moderni dispositivi elettronici.

Fonte:https://www.romatoday.it/