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E ora la riforma del Csm

Si inizi eliminando le correnti

08 Giugno 2019

di Giorgio Bongiovanni

Non ci reputiamo profeti né di sventura né di fortuna ma quello che sta accadendo di scandaloso all’interno del Consiglio superiore della magistratura (giornalisticamente battezzato come “il caso Palamara”) che presenta al suo interno una miscela esplosiva fatta di indagini, sospetti di corruzione, guerre intestine, regali, favoreggiamenti, contatti inopportuni se non addirittura illeciti, non ci meraviglia. Il “bubbone” era evidente da tempo e prima o poi era chiaro che sarebbe esploso e non deve essere visto come un danno ma un’opportunità unica affinché, finalmente, il legislatore metta mano alla penna e faccia questa riforma del Csm che a questo punto non è solo doverosa ma anche necessaria.

In questi anni ci siamo occupati più volte di questo tema ed anche noi, non solo come operatori dell’informazione di cronache giudiziarie ma ancor più da cittadini che credono fermamente nel ruolo che riveste la magistratura per la democrazia del nostro Paese, abbiamo avanzato una proposta specifica di intervento.

Una proposta di riforma seria, logica e giusta che potrete approfondire negli articoli allegati, scritti da magistrati, esponenti del settore e dal sottoscritto.

L’idea è semplice e prevede che la magistratura, per rendersi definitivamente libera, debba raggiungere effettivamente l’indipendenza totale dalla politica, soprattutto al suo interno. L’assurda presenza dei membri laici (otto compongono il Plenum) indicati dalle sfere politiche all’interno del Csm è un’aberrazione. Com’è aberrante e perversa l’esistenza di correnti, qualsiasi esse siano. La nostra opinione è che i membri che dovranno far parte del Csm debbono essere a loro volta scelti dagli altri magistrati. Non seguendo logiche correnti e condizionamenti ma tramite una scelta democratica elettiva, con tanto di “campagna elettorale” per rappresentare il proprio curriculum e le proprie idee. E’ un’aberrazione anche il tema del sorteggio in quanto se dovesse essere sorteggiato un soggetto non adeguato si ritornerebbe al punto di partenza.

L’elezione democratica dei rappresentanti dell’organo di autogoverno della magistratura, quindi, deve essere fatta da magistrati i quali possono scegliere basandosi esclusivamente su merito.

Allo stesso modo devono essere promossi i magistrati che si occupano di indagine delicate, come quelle sul terrorismo e della lotta alla mafia. Un campo quest’ultimo, estremamente delicato. Per questo sarebbe anche opportuno eliminare definitivamente quella circolare che prevede la fuoriuscita dalla Dda di un magistrato dopo 8 anni in cui ha lavorato in quel settore specifico, acquisendo esperienza e professionalità specifiche. Anche questa è un’aberrazione che deve cambiare.

Ma ciò che auspichiamo prima di ogni cosa è che il Csm sia veramente “garante” dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura. Dopo i molteplici scandali, non solo quelli di oggi ma anche quelli ai tempi di Falcone e Borsellino, non può continuare ad essere così fortemente politicizzato e non può privilegiare le nomine in virtù di questa o quell’appartenenza correntizia. Saprà questo Csm, che si troverà anche ad occuparsi di pratiche delicate come quella che dovrà valutare sul reintegro del pm Nino Di Matteo nel pool della Dna che indaga sulle stragi ed i mandanti esterni, liberandosi da ogni tipo di condizionamento?

Alla luce di quanto detto riproponiamo di seguito un articolo datato 14 luglio 2017 che spiega con lucidità e semplicità la riforma da noi proposta sul tema.

Fonte:http://www.antimafiaduemila.com

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