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 Expo, 11 arresti a Milano: “Associazione a delinquere per favorire Cosa nostra”

Il Fatto Quotidiano, Mercoledì 6 Luglio 2016

Expo, 11 arresti a Milano: “Associazione a delinquere per favorire Cosa nostra”
La Guardia di finanza ha eseguito le misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta della Dda con al centro reati tributari, riciclaggio e associazione per delinquere con l’aggravante della finalità mafiosa. Sequestro preventivo di beni per 5 milioni di euro

di F.Q.

Undici persone, tra cui un avvocato, sono state arrestate con l’accusa di associazione a delinquere per favorire Cosa nostra a Milano: secondo i pm a loro sono riconducibili alcune aziende a cui erano stati affidati anche appalti per Expo 2015. La Guardia di finanza ha eseguito le misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta della Dda con al centro reati tributari, riciclaggio e associazione per delinquere con l’aggravante della finalità mafiosa. Le Fiamme Gialle stanno anche eseguendo un sequestro preventivo di cinque milioni di euro.

Secondo il Corriere della Sera tra gli arrestati con l’accusa di riciclaggio c’è anche l’avvocato Danilo Tipo. Presidente della Camera Penale di Caltanissetta e difensore nel processo sulla strage di Capaci, è stato anche consigliere comunale e assessore per il centrodestra in Sicilia. Oltre al legale, scrive il quotidiano, sono finiti in manette anche gli amministratori del consorzio cooperativeDominus Scarl Giuseppe Nastasi e Liborio Pace. Ai due e a Calogero Nastasi (padre di Giuseppe) è contestato di aver operato con il fine di favorire la famiglia di Cosa Nostra dei Petraperzia (Enna).

Gli arrestati sono accusati di aver ottenuto dalla Fiera di Milano 20 milioni di appalti in tre anni di fatturato attraverso la societàNolostand. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm, Paolo Storari e Sara Ombra. Da quanto è emerso, a finire nel mirino degli inquirenti è stato un consorzio controllato da Fiera Milano che per Expo 2015 ha realizzato anche gli allestimenti espositivi del Palazzo Congressi, dell’Auditorium, dei padiglioni della Francia e del Qatar e della Guinea, nonché dello stand Birra Poretti.  Secondo le indagini le società del consorzio erano intestate a prestanomi di Giuseppe Nastasi il principale indagato. Le società coinvolte ricorrevano a una sistema di fatture false per creare fondi neri. Il denaro era poi riciclato in Sicilia.

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