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«Un patto anti criminalità». La proposta del Prefetto di Latina agli enti locali della Regione Lazio

«Serve un grande patto di trasparenza con le Province e gli Enti locali che ci staranno per avere garanzie di trasparenza in tutti i passaggi amministrativi e gli ambiti delicati dentro i quali può trovare spazio l’infiltrazione mafiosa». La proposta è giunta ieri a firma del Prefetto di Latina Bruno Frattasi (nella foto) nel corso della conferenza stampa promossa dall’assessore alla sicurezza della Regione Lazio Daniele Fichera sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia. Prendendo le mosse dal caso Fondi e passando per tutte le altre operazioni svolte in questi anni dalle forze dell’ordine contro la criminalità organizzata nella regione Lazio, Frattasi ha formulato la sua proposta, chiedendo di fatto la collaborazione di tutti quegli enti pubblici che hanno intenzione di partecipare a questa vera e propria battaglia contro le infiltrazioni malavitose nella pubblica amministrazione. La proposta presentata ieri mattina dall’assessore regionale Daniele Fichera ai cinque prefetti del Lazio è quella di bandi pubblici per finanziare la ristrutturazione dei beni confiscati alla malavita organizzata, in modo da renderli riutilizzabili. Secondo tale progetti la Regione Lazio, in 3 anni, stanzierà 7 milioni di euro per restituire alla collettività beni e attività ricavati da azioni illecite. «Solo nella Capitale, al 31 dicembre 2008, sono stati 160 i beni confiscati alla malavita – ha ricordato ieri il Commissario straordinario di governo per la gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali Antonio Maruccia – mentre nelle Province di Frosinone e Latina sono rispettivamente 24 e 55. Anche sul fronte delle imprese, lo Stato ha inferto un duro colpo alla criminalità organizzata che opera nel Lazio con 99 aziende confiscate, di cui 84 solo a Roma, a dimostrazione che le organizzazioni criminali hanno individuato nella Capitale un luogo privilegiato per i propri traffici illeciti». Solo nel 2008 l’assessorato di Fichera, ha stanziato 1,3 mln di euro per recupero, riqualificazione e riutilizzo a fini sociali, di beni confiscati alla mafia. Nel triennio 2009-2011, la cifra annua messa a disposizione è salita da 1,3 mln di euro del 2008 a 2 mln, cui si aggiungono 300 mila euro annui, di parte corrente, destinati a iniziative per la legalità collegate alla gestione di queste strutture. Ieri è stato anche firmato un protocollo d’intesa tra la Regione Lazio e il Commissario straordinario del governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. Importante, poi, è stato l’intervento del Prefetto di Latina Bruno Frattasi. Secondo il rappresentante territoriale del Governo «l’iniziativa della Regione Lazio di finanziare comuni e associazioni per la ristrutturazione dei beni confiscati alla mafia è importante perché dà il senso di quanto può essere forte lo Stato quando lavora in sinergia» e in questo caso l’aspetto interessante è che «si guarda all’utilizzazione finale del bene confiscato». Anche questo ha detto «serve a sconfiggere l’immagine di impunità verso i criminali». E, riferendosi all’ultima operazione che ha travolto il comune di Fondi con 17 arresti tra funzionari del Comune pontino ed ex amministratori, ha messo sotto accusa «una certa disinformazione precedente all’intervento ‘non cruento’ delle forze dell’ordine che tendeva a far passare il messaggio che una trattativa era in corso. Lo Stato – ha detto – non tratta». Il caso Fondi ha tenuto dunque banco alla conferenza stampa che è seguita al vertice. Tra i presenti anche Enzo Ciconte, il presidente dell’Osservatorio sulla sicurezza nel Lazio. Quest’ultimo ha detto: «Ciò che riesce incomprensibile per chi studia atti e documenti è come sia possibile che il Comune di Fondi non venga ancora sciolto. Ci sono consigli comunali in Italia che sono stati sciolti per motivi assolutamente molto meno gravi di quelli che pesano su Fondi. Qui – ha aggiunto – c’è una criminalità organizzata che sta raggiungendo i livelli politici» e si è detto certo «che presto scopriremo altre attività economiche, come per il Mercato ortofrutticolo di Fondi, infiltrate dalla criminalità organizzata». Del resto ha ricordato «nella relazione dell’Osservatorio regionale è tutto segnalato da oltre un anno soprattutto per quanto riguarda il Mof indicato come uno dei punti di sofferenza». Dal canto suo, invece, l’assessore regionale alla Sicurezza Daniele Fichera ha detto che «la spiegazione del perché il Comune di Fondi non sia ancora stato sciolto deve darla chi non ha dato seguito al provvedimento». Per evitare che altri casi Fondi si verifichino nel Lazio, quindi, il Prefetto Frattasi ha lanciato la sua proposta. «Dobbiamo creare questa rete di garanzia per offrire trasparenza in tutti i passaggi amministrativi e gli ambiti delicati entro i quali può trovare spazio l’infiltrazione mafiosa ».

(Tratto da POLIS SPINEI)